Politicamente scorretto/ Pessimismo e fastidio

Politicamente scorretto/ Pessimismo e fastidio

Pessimismo e fastidio. Pessimismo e fastidio.

Solo pessimismo e fastidio. Il tormentone dei “Cavalli marci”, la compagnia di cabaret genovese degli anni ’90, prende possesso della mia mente in maniera prepotente, alla luce delle ultime disposizioni nazionali e regionali.

Il Governo degli incompetenti ha preso, con gravissimo ritardo rispetto a ciò che avrebbe dovuto fare alcuni mesi fa, le decisioni sulla suddivisione del Paese in zone rosse, arancioni e gialle. 

La Sicilia, con un tasso di contagiati da Covid inferiore a tutte le altre regioni, è stata inserita nella zona arancione, con restrizioni che appaiono immotivate (specie se si considera che una regione in difficoltà come la Campania è in zona gialla, cioè con rischio basso).

Raramente mi trovo d’accordo con Musumeci, ma quando il Presidente siciliano ipotizza che la scelta di Conte sia “politica”, non posso che concordare: non ci sono, in evidenza, motivi per una simile classificazione.

Dunque chiudono bar e ristoranti (tranne per l’asporto), si bloccano i trasferimenti verso altre regioni e occorrerà giustificarsi anche per gli spostamenti tra i comuni siciliani. E’ fantastico il risultato di valutazione degli “scienziati” governativi, incapaci di programmare per tempo le misure da adottare, incapaci (con l’onnipresente commissario Arcuri) di dotare gli ospedali di attrezzature, presidi di protezione, mascherine, e obbligati dalla loro stessa ignavia ad adottare misure, in molti casi errate, nel tentativo di porre rimedio alle lacune che loro stessi hanno generato.

Pessimismo e fastidio anche per il nuovo decreto regionale dell’assessore Turano, che riguarda i contributi alle imprese siciliane in difficoltà. Ad un mese di distanza dal famigerato “click day” rivelatosi un fallimento, Turano ci riprova con un decreto che non semplifica le procedure di invio delle istanze: occorre lo Spid (identità digitale) e occorre anche la firma digitale per inviare le istanze. Sarebbe stato sufficiente un programma elettronico più semplice, come quello dell’Agenzia delle Entrate, oppure la possibilità di inviare le istanze tramite Posta elettronica certificata, uno strumento che tutte le aziende possiedono.

Ma no, troppo semplice, per i burocrati regionali. Care aziende, volete il contributo? E allora, sadicamente, dovete soffrire, dovete sopportare le imposizioni assurde di un apparato regionale che dovrebbe solo andare a casa una volta per tutte.

Pessimismo e fastidio. Che riguarda anche la rivisitazione del Padrenostro, la preghiera principale dei cattolici. Dacci oggi il nostro pane quotidiano? Macché, “dacci oggi il nostro Dpcm quotidiano”, perché le nostre vite sono ormai fatalmente legate ai Dpcm di Giuseppi Conte e ai suoi “scienziati” da operetta.