Come si è arrivati alla terza mozione

Come si è arrivati alla terza mozione

Autentici o finti, già all'indomani dell'espulsione di Messinese (nella foto) dal movimento 5 Stelle, gli appelli alle sue dimissioni non sono mancati, alcuni levatisi dagli scranni del consiglio comunale, altri da esponenti e forze politiche extraconsiliari.

Ma l'oramai ex sindaco grillino, seppur rimasto senza riferimenti ufficiali in consiglio comunale, decide in ogni caso di tirare dritto, reiterando fino ad oggi un'anomalia ed una condizione di precarietà politica, che si riverbererà tanto nella sua azione, congiunta a quella dei suoi assessori in giunta, quanto nell'azione dello stesso civico consesso. Da quel momento, invero, nessuno parla apertamente di mozione di sfiducia per oltre un anno e mezzo, non foss'altro perché la legge vieta espressamente che un sindaco possa essere sfiduciato nel primo biennio di mandato.

Non a caso, allo scoccare dei due anni, lo spettro della sfiducia aleggia già nei corridoi del "palazzo di città", ma passa un'intera estate prima di arrivare ad una mozione di sfiducia vera e propria, presentata il 27 settembre 2017, alla Presidente del Consiglio, Alessandra Ascia, con le dodici firme necessarie (quorum minimo ex lege). Un'azione, per altro verso, a dir poco incauta da parte dei proponenti. Il rischio, fortissimo, è che il ravvedimento di un solo/a consigliere possa far decadere tutto ed è quanto, puntualmente, si verifica. Il 20 ottobre, la consigliera indipendente, Maria Pingo, ritira la firma e la presidente Ascia non convoca nemmeno la seduta. La Pingo parla apertamente di strumentalizzazione elettorale in vista delle elezioni regionali del 5 novembre.

Galvanizzato dai risultati proprio del voto regionale, il centrodestra promuove e mette il cappello su una nuova mozione di sfiducia (che allarga solo ad alcuni consiglieri indipendenti, lasciando fuori m5s e pd). L'errore è macroscopico: ancora una volta sono solo dodici le firme. Nella seduta del 22 dicembre, la discussione sulla mozione di sfiducia è solo abbozzata. Secondo il consigliere di "Diventerà Bellissima", Giovanni Panebianco e l'indipendente Angela Di Modica, l'atto è viziato ed entrambi ritirano le loro firme. Cade così il quorum minimo e Messinese può mangiare il panettone ancora da primo cittadino gelese.

Cionondimeno, lungo questi otto mesi del 2018, i rapporti tra il sindaco ed il consiglio comunale non sono affatto migliorati. La battaglia sui rifiuti, soprattutto, si rivela durissima. La città è sporca. Il consiglio comunale non vuole alzare il tetto della Tari e ciò non consente di coprire quelli che per capitolato sono diventati “servizi aggiuntivi”, come lo spazzamento.

Fin tanto che Messinese non colma il vuoto nelle due caselle in giunta creato dalle dimissioni di Melfa (marzo) e Morello (aprile), nessuno parla più di sfiducia, ma sulle ragioni del malcontento dei cittadini, tra amministrazione e consiglieri, i veleni e le accuse al vetriolo si susseguono quotidianamente. E' un batti e ribatti continuo, uno stillicidio, mentre la città è al collasso.

Subito dopo la scelta di nominare - ad estate inoltrata (fine luglio) – un nuovo assessore nella persona di Peppe Licata, quale espressione di un progetto civico che non ha riferimenti in consiglio comunale, si ritorna pubblicamente a parlare di mozione di sfiducia. In men che non si dica, diciotto consiglieri comunali siglano una sorta di patto, firmando in cerchio un documento propedeutico alla presentazione della mozione di sfiducia, annunciata per la prima decade di settembre.

A parte il consigliere Gallo, il resto del gruppo consiliare del Partito Democratico rimane fuori in un primo momento e presenta una propria bozza di mozione che non viene, però, condivisa.
Ma il colpo di scena è dietro l'angolo. Su iniziativa del segretario locale Di Cristina, i dem danno un accelerazione, aggiungendo altre tre adesioni alla mozione che viene presentata alla presidenza del consiglio il 23 agosto scorso.

E' la terza mozione di sfiducia presentata in undici mesi. Andata a vuoto la riunione dei capigruppo, la presidente Ascia accoglie il suggerimento dei firmatari e fissa la seduta straordinaria per venerdì 7 settembre, vigilia della festa della Madonna dell'Alemanna, santa patrona della città.