«Il mio Sessantotto, racconti di vite vissute»

«Il mio Sessantotto, racconti di vite vissute»

E’ stato presentato venerdì 5 aprile allo scientifico Vittorini e mercoledì 10 all’Auser-Insieme il volumetto Il mio ’68 - racconti di vite vissute edito dalla Kronomedia e pubblicato in occasione del cinquantenario del ’68 e realizzato dal nostro giornale.


Il volumetto – distribuito gratuitamente e stampato grazie al contributo della Xenia Salus srl di Palermo e dalla Comunità Led di Niscemi – contiene, le testimonianze di professionisti, affezionati collaboratori del giornale, della loro esperienza di quell’anno e non solo, caratterizzato da una profonda rivoluzione socio-culturale che ha cambiato costumi, modi di vivere e di pensare.
“I racconti di vite vissute” erano stati già pubblicati nei mesi precedenti (tra settembre ed ottobre) sul Corriere di Gela, poi raccolti nel volumetto da un’idea del direttore del giornale Rocco Cerro, che ne ha curato la pubblicazione e che nel corso dei due incontri ha moderato gli interventi.

Le firme sono quelle di Silvana Grasso, scrittrice, di Giulio Cordaro, commercialista e giornalista, di Federico Hoefer, poeta e giornalista, scomparso prematuramente e del quale è stato pubblicato un articolo postumo, di Franco Lauria, psichiatra e psicoterapeuta, di Nuccio Mulè, cultore di storia patria, di Salvatore Parlagreco, scrittore e giornalista e di Aldo Scibona, docente di lettere in pensione.

Assenti alle presentazioni per impegni precedenti Grasso e Parlagreco, gli altri autori in particolar modo parlando agli studenti del 5° dello scientifico, diretto dalla prof.ssa Angela Tuccio, hanno voluto mettere in evidenza la loro visione di quel periodo storico e della loro esperienza in prima persona: Cordaro ha parlato del liceo classico, dei primi scioperi studenteschi per rivendicare diritti e contestare regole e ingiustizie; Mulè ha messo in evidenza la diversità della contestazione giovanile all’interno dell’università e nella scuola pubblica, parlando anche dell’opera di Lotta Continua a Gela e della morte di Ciuzzo Abela e della sua esperienza alla Casa dello studente di via Oberdan a Catania. Argomenti che hanno colto l’attenzione degli intervenuti all’Auser, presieduta da Peppe Incardona, che hanno anche molto apprezzato gli altri contributi. Incardona ha introdotto l’argomento parlando di quello che ha rappresentato il 1968 e la rivoluzione che ne è conseguita nei vari settori: sociali, politici, musicali.


Il prof. Scibona che ha fatto riferimento al libro di don Milani Lettera ad una professoressa, grazie al quale ha adottato nella sua esperienza di docente un nuovo metodo di insegnamento e di vita, da intransigente a più attento alle dinamiche personali e della scuola degli anni ’60 che privilegiava l’elite, le classi più agiate e trascurava le altre, della sfacciataggine e impudenza del potere, sottolineando che i meccanismi di funzionamento della società oggi siano peggiorati rispetto al passato, essendo questa più sofisticata e raffinata.


Infine il dott. Lauria, parlando della sua esperienza di studente a Bologna, ha detto di essersi sentito tradito dal Pci e ha fatto un confronto tra la società prima del ‘68 e quella post: c’è stato un passaggio da una società solida fondata sul no e su leggi comuni a quella del si, fondata sulla responsabilità del singolo; da una società fondata sul dovere a una fondata sul piacere, che ha portato alla distruzione dei legami, della famiglia, dei valori, con di conseguenza l’evaporazione della figura del padre. Si è passati quindi da una società del dovere ad una società del piacere.
«Bisogna tornare – ha detto – alla figura del padre, come guida ed esempio di capacità decisionale».