Ποίησις: il fare della pietra e il fare della parola

Ποίησις: il fare della pietra e il fare della parola

Ciò che rese immortale Michelangelo Buonarroti furono le sue abilità nella scultura, nell’architettura e nella pittura, ma queste sole tre arti non esauriscono l’immenso genio che si cela in questa grande personalità.

Ad esse è necessario aggiungere una quarta arte: la poesia. Lo hanno ben compreso un gran numero di letterati, critici, poeti, autori di ogni genere ed epoca, che hanno scritto su di lui o da lui hanno tratto ispirazione.

Operando una abile sintesi storica e letteraria, Gandolfo Cascio (nella foto), professore di Letteratura Italiana e Traduttologia all’Università di Utrecht, nonché autore di Un’idea di letteratura nella “Commedia” (Società Editrice Dante Alighieri, 2015) e Il mestiere della persuasione. Scritti sulla prosa (Giorgio Pozzi Editore, 2019), ha saputo far convergere circa cinquecento anni di attività speculative e produttive riguardanti il poeta fiorentino in un unico saggio: Michelangelo in Parnaso. La ricezione delle Rime tra gli scrittori (Marsilio, 2019; 248 pagine, euro 25).

Partendo proprio dal Parnaso, monte icona della poesia, Gandolfo Cascio non parla in maniera diretta del Michelangelo poeta, ma, come ci suggerisce dal sottotitolo “La ricezione delle Rime tra gli scrittori” e dall’introduzione, la sua trattazione passa attraverso scritti postumi prodotti da un gran numero di letterati: da Ariosto a Pasolini, da Wordsworth a Thomas Mann.

Dando una prima occhiata all’indice, ciò che si coglie immediatamente è l’ordine cronologico che segue lo sviluppo del testo che va dal Cinquecento al Novecento e che passa dalla poesia alla prosa, dalla “ricezione critica” alla “ricezione creativa”, dal Michelangelo che scrive al Michelangelo che ispira.

L’ultimo capitolo, che segue, invece, una cronologia sciolta da quella dei capitoli precedenti, è dedicato alle varie traduzioni. Quest’ultime non comprendono solamente quelle inerenti alla lingua, cui però è dedicato il maggior numero di pagine, ma fanno riferimento anche alla musica, da Tromboncino e Arcadelt a De André e Venuti, e all’arte con particolare attenzione all’identificazione di alcuni ritratti e alla relazione che intercorre tra le varie rappresentazioni artistiche di Michelangelo e il suo stile letterario.

I tantissimi autori, antichi e moderni, citati nel saggio e l’altrettanto ampia bibliografia cui si fa riferimento nel testo e nelle note, mettono in luce la grande opera di ricerca necessaria alla stesura del testo e manifestano una vasta e particolare conoscenza dell’autore. Ma è proprio questa ricchezza di fonti e spunti di ricerca che suscitano nel lettore una grande curiosità di approfondire questo aspetto michelangiolesco, a lungo e da molti trascurato. Sta proprio qui la scintilla che rende affascinante questa “lezione di letteratura” di Gandolfo Cascio.

Personalmente vedo in queste ricerche, caratterizzate da una particolare attenzione per un autore o per aspetti di un autore poco noti, e nelle modalità con cui sono portate avanti ed esposte la peculiarità e rarità di uno studioso.

Per concludere, due sono le motivazioni per cui consiglio vivamente di leggere il saggio Michelangelo in Parnaso. La prima, inerente all’autore, riguarda l’abile lavoro di ricerca, la magistrale stesura del testo, che si avvale di un linguaggio tecnico e puntiglioso ma comprensibile e delucidante, e il contenuto arricchito da fonti, teorie e spunti per approfondire. La seconda riguarda il lettore introdotto in un contesto di solito poco frequentato dal lettore medio, che solitamente dà per assodato il valore letterario degli autori già noti. Sto parlando dei dibattiti che in alcuni casi più che in altri si prolungano per secoli e che decretano o meno il valore letterario, innovativo e determinante di un autore, poeta quale, in questo specifico caso, Michelangelo.

Riprendendo una citazione di Maria Corti presente nell’introduzione, “nulla dà una più profonda impressione di verità a chi ama la letteratura di quanto la dia uno scrittore che si occupi di un altro scrittore”. Non una giustificazione è contenuta in questa affermazione, ma un invocare a testimoni i grandi nomi della letteratura; e sono proprio loro che convincono chi legge del valore intrinseco di uno scritto e soprattutto del suo autore. Il risultato di questa invocazione è un simposio, cui i lettori di Michelangelo in Parnaso sono invitati ed il cui argomento centrale è la poetica di un Michelangelo “che si esprime a colpi di martello” (Montale) e che esterna ciò che non può manifestare tramite l’arte della scultura e della pittura.