Tradotta in russo Silvana Grasso al centro di una tesi sul suo «7 uomini 7»

Tradotta in russo Silvana Grasso al centro di una tesi sul suo «7 uomini 7»

Dalla Russia con amore. Per la letteratura, per i libri di Silvana Grasso (nella foto), per l’Italia e la Sicilia. Non era mai capitato che una ragazza della ex Repubblica sovietica, studentessa all’Università di Pisa, si occupasse della traduzione integrale di un libro di uno scrittore italiano, facendola oggetto di una tesi magistrale.
Sveliamo i protagonisti di questa bella pagina di letteratura contemporanea.
Mariia Vladimirovna Shcherbakova (nella foto), l’autrice della tesi, in primo piano (il nome Vladimirovna è il patronimico, che viene attribuito al figlio discendondolo dal nome del padre, nel suo caso Vladimir).
Ha 25, nata a Volgograd (Russia), ex Stalingrado (fino al 1961), sposata con un ragazzo italiano e da tre anni iscritta all’Università di Pisa per concludere gli studi magistrali. Oggi – come scrive in una corrispondenza con la Grasso – «mi ritrovo a scambiare epistole con la scrittrice italiana che ha sconvolto il mio modo di leggere la vita».
Silvana Grasso. Di lei si sa tutto o quasi. Ha pubblicato con Einaudi, Rizzoli, Bompiani, Marsilio, oggi sotto contratto con Feltrinelli. Autrice di romanzi tradotti in molte lingue, fertile terreno per laureandi nelle più disparate e prestigiose università nazionali e internazionali, che ne hanno fatto oggetto delle loro tesi. E’ ancora in libreria con il suo ultimo romanzo La domenica vestivi di rosso, edito da Marsilio e distribuito dalla Feltrinelli, che via via sta dando alle ristampe i romanzi della Grasso pubblicati negli ultimi ventanni.
La tesi. Il titolo: Ipotesi tra uttiva dall’italiano al russo del romanzo 7 uomini 7. Peripezie di una vedova, di Silvana Grasso. Relatore il chiarissimo prof. Marco Bardini.

Scrive la Shcherbakova alla Grasso: «Mi farebbe molto piacere omaggiarLa di una copia della mia tesi che contiene la traduzione integrale in lingua russa del Suo libro su citato, edizione del 2018.
Non Le nascondo le difficoltà che ho incontrato nel rendere nella mia lingua madre il Suo stile così particolare, una fusione di antico e moderno. Ma Le assicuro che ho fatto del mio meglio. Qualora fosse interessata al mio lavoro Le chiedo di farmi avere il Suo indirizzo per fargliene recapitare una copia rilegata»
Risponde Silvana Grasso: «Con grande gioia apprendo della tua Laurea, sono certa che hai lavorato con ammirevole maestria. Mi emoziona moltissimo la tua tesi, più di ogni altra, perché mio padre fu prigioniero in Russia durante la seconda guerra mondiale per 5 anni. Imparò benissimo il russo e fece l' interprete tra i prigionieri e il comando russo. 
Ti chiedo di potere leggere la tua tesi in cartaceo e appena lo avrai, anche il pdf.
Poiché  dopo la discussione della tua tesi  vorrei elogiarti come meriti su fb,  ti prego di mandarmi la tua foto con la tesi in mano dopo la discussione  e le foto che riterrai opportuno della seduta di laurea.  Se sei su fb chiedimi l' amicizia così potrò taggarti. Ringrazio moltissimo anche  i tuoi straordinari professori».

Discussione e voto al top. «La discussione – scrive la Shcherbakova – è andata molto bene e mi è stato attribuito il massimo punteggio (11 su 11 punti!).
É stato un onore per me discutere la tesi sul suo libro, e decisamente è stato uno dei giorni più emozionanti della mia vita! Sono molto orgogliosa del mio lavoro, di essere stata rappresentante della sua Arte ed essere stata seguita ed accompagnata in modo straordinario dal Prof. Bardini che è stato un faro per me nell'ultimo anno.
Mi sento molto fortunata di essere stata, in un certo modo, la Sua ambasciatrice insieme al Prof. Bardini anche nella ristretta cerchia del mondo universitario, grazie alla Sua maestria, adesso possiedo un piccolo segreto: la conoscienza approfondita dei Suoi scritti e delle sue opere che mi fa sentire speciale!
Magari un giorno avrò il privilegio di poter pubblicare uno (o più) dei suoi libri tradotti in russo che, secondo la mia opinione, sarebbero un sucesso assoluto!
Con tanto rispetto ed ammirazione,
Mariia Shcherbakova».

Il «chi è» di Mariia Vladimirovna Shcherbakova

Ho frequentato il liceo filologico a Yalta, a pochi chilometri da Partenit. All'età di 17 anni mi sono iscritta all'Università di Kiev (Ucraina) per studiare le lingue, ma dopo 3 anni, a causa dell'annessione della Crimea alla Russia sottraendola all'Ucraina, sono scoppiati numerosi tumulti popolari e la vita era diventata molto pericolosa, soprattutto per una ragazza russa in una terra che odiava i russi. In pochi giorni ho fatto le valigie e sono partita per la Siberia, era lontana e fredda e misuravo la distanza non in chilometri bensì in ore di fuso orario da casa. Mi sono iscritta frettolosamente all'Università di Tomsk, perdendo un anno nella conversione degli esami e entrando obbligatoriamente nella sezione che studiava l'italiano, lingua che non amavo ma che si è rivelata la fonte della mia seconda possibilità di vita felice. Mentre studiavo a Tomsk l'ultimo anno ho conosciuto tramite internet un ragazzo italiano, ci siamo incontrati ed innamorati e mi sono trasferita in Italia dopo la laurea per continuare gli studi magistrali. Nel 2017 mi sono iscritta all'Università di Pisa e, dopo poco più di due anni, mi ritrovo a scambiare epistole con la scrittrice italiana che ha sconvolto il mio modo di leggere la vita.

La strategia della vedova, un pessimo exemplum o un’ottima παρῳδία di gruppo? (di MARCO BARDINI - Università di Pisa, relatore della tesi su «7 uomini 7», di Silvana Grasso)

Il volume 7 uomini 7, sottotitolo Peripezie di una vedova, esce nei primi mesi del 2006 dall’editore Flaccovio di Palermo, con il quale la scrittrice aveva pubblicato, in precedenza, alcune interessanti traduzioni dal greco. Il libretto, sottile e argenteo, è ben riconoscibile per l’immagine di copertina, che riproduce il dipinto di Man Ray All’ora dell’osservatorio. Gli amanti, risalente ai primi anni Trenta. Il testo ha generato, nel tempo, una serie di “derivativi”. Tuttavia, allo stato attuale, sul web la pagina risulta inesistente; personalmente non ne so niente, sebbene sia possibile reperire, qua e là, testimonianze di una sua passata attività2. Quindi, l’attrice Licia Maglietta, dopo l’adattamento teatrale della storia di un’altra bizzarra “vedova” grassiana, la Borina Serrafalco di Manca solo la domenica, dal 2009 si è misurata con la pièce Il difficile mestiere di vedova, da lei stessa liberamente tratta da 7 uomini 7, con un prologo appositamente aggiunto dalla scrittrice per la messa in scena. Non ho visto lo spettacolo, quindi niente posso dire sulle modalità e le strategie della riscrittura. Più di recente, Gandolfo Cascio ha curato, per «I quaderni di poesia» dell’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam, il volume Enrichetta, che, a suo modo, passa attraverso il testo di 7 uomini 7. D’altra parte, lo stesso racconto in oggetto, per le ragioni che si vedranno, si dà a sua volta come una sorta di, seppur parziale, “derivativo” di altre esperienze dell’autrice, dalle quali non risulta possibile prescindere né in entrata, quali elementi biografici, connotativi e circostanziali, né in corso d’opera, in quanto cardini emotivi e cronologici dell’articolazione evenemenziale, né in uscita, come suoi oggettivi esiti esistenziali.
Insomma, anche a una prima, rapida ricognizione questo racconto, assai più di altri della scrittrice, appare “in transito”; cioè inserito in una complessa ragnatela di eventi e dati extratestuali, che non è agevole conoscere e riferire nella loro totalità, passata, presente e futura. E d’altra parte, la frenesia citazionista del testo, come si dimostrerà, è a un tal punto estrema e parossistica che, pur con tutte le difficoltà a contenerla, sarà impossibile pensare di poterla annotare in ogni allusione e ogni riferimento.
Nella centrifuga postmoderna di questo racconto cementizio che introietta e tematizza la polverizzazione del discorso, è come se fosse stato introdotto di tutto, dal sostanziale al gratuito. A maggior in questo contributo finger. disinteresse per ogni propaggine che si allunghi fuori dal testo, nell’estrema difesa di quel diritto imprescrittibile di ogni lettore di poter chiudere un libro, e dire finalmente amen.
Il racconto, scandito in cinque capitoletti diseguali, narra la storia di una donna, a suo modo e da sempre fragile e insicura, «solitaria» e «imprevedibile», che lo diviene ancor di più quando è colpita anzitempo dalla «vedovanza»; e narra quindi delle specifiche circostanze che la forzano a comprendere d’esser divenuta, civilmente e pubblicamente, una «vedova», che per la tranquillità di tutti, a tutti par d’uopo riaccoppiare, se non con un uomo, almeno con un «pipit.ne». A ci. fa seguito una grottesca e comica schidionata di «peripezie», tra «ipotesi di fidanzamento, strategie paraninfali, diktat maritali, una vera e propria “caccia all’uomo”», per citare l’autoriale e vincolante (ma in parte depistante) prima bandella di copertina; vicissitudini che avranno il loro principale scenario nell’alta società di Gela, nonché nella sua mise en abyme di rappresentanza, l’esclusivo Club Nautico della città, definito «zenit e nadir della costa geloa», nonché «Patria e Famiglia».