Fare musica senza pubblico è come un corpo senza anima

Fare musica senza pubblico è come un corpo senza anima

Ci siamo già occupati degli effetti negativi della pandemia anche nel settore artistico (concerti, pianobar, presentazione di libri, conferenze, teatro, cinema, ecc). Il divieto assoluto di assembramento non già l’obbligo della mascherina sono stati gli elementi che hanno determinato questa crisi che ha colpito il comparto. Cosicché progetti ed eventi sono stati rinviati a tempi migliori. 

Ne abbiamo parlato con Alessandro Lo Chiano (nella foto), giovane musicista, trombettista, oltre che docente di strumento nelle scuole secondarie di I grado ad indirizzo musicale e presso la scuola “Musica in Movimento” di Gela.

Lo Chiano ha avuto prima della pandemia una intensa attività concertistica presso le diverse associazioni di musica di carattere nazionale tra cui “Agimus”, “Amici della Musica”, “George Gershwin”, “Polimnia”, “Tam Tam”, ecc. Vanta una preparazione di tutto rispetto, dato che ha frequentato l'Accademia Musicale Siciliana “Randisi” diretta da Giovanni Mazzarino, studiando tecnica e improvvisazione jazz. Ha seguito seminari di jazz tenuti da insegnanti e musicisti di fama nazionale ed internazionale tra cui Paolo Fresu, Marco Tamburini, Rosario Giuliani, Dario Deidda, Fabrizio Sferra, Dado Moroni e tanti altri. Ha partecipato con successo a concorsi nazionali e internazionali. Ecco come ha risposto alle nostre domande.

– Come stai vivendo questo periodo di pandemia? Come musicista ne stai risentendo?

«Io insegno strumento (tromba) in una scuola media in provincia di Agrigento, a Cattolica Heraclea, un grazioso paesino dove il numero dei contagiati si contano sulle dita della mano. Potrò iniziare a breve a fare lezioni singole e continuare così il mio lavoro di insegnante, che è la mia occupazione primaria. A livello musicale sto cercando in questo periodo di reclusione forzata di tenermi sempre in allenamento, suonando i miei pezzi preferiti, per migliorare sempre più la mia tecnica. Comunque mi manca l’entusiasmo e la grinta di quando mi preparavo per un concerto, lo stato d’animo ne risente, ma cerco sempre di tenere il tono alto non abbandonando lo strumento. Mi manca esibirmi in pubblico, ma sono fiducioso che questo brutto periodo finirà e potrò ricominciare con i concerti e a dedicarmi con più piacere alla musica.  Penso però a tanti miei colleghi che vivono di musica e non potersi esibire per loro in questo periodo è un vero problema esistenziale». 

– Che fine ha fatto quel progetto di musica itinerante per promuovere e valorizzare i beni paesaggistici e culturali della città avviato nei mesi scorsi?

«Il progetto c’è sempre, è stato solo accantonato per colpa del covid. Avevo insieme ad altri miei colleghi iniziato a promuoverlo con dei video musicali, allo scopo di valorizzare i beni paesaggistici e nello steso tempo godere di buona musica, creare cioè un connubio tra bei luoghi e musica. Speriamo di poterlo riprendere. Nel frattempo mi limito a registrare a distanza con alcuni miei colleghi dei video. Fare musica è esternare le proprie emozioni e per sentirci vivi ne abbiamo bisogno».