Morte al Museo del Bardo, sei anni dopo l’attentato

Morte al Museo del Bardo, sei anni dopo l’attentato

Era da poco passato mezzogiorno quando un gruppo di jihadisti irrompeva nel Museo nazionale del Bardo: 24 morti, 50 feriti e tanti reperti danneggiati.

Già da tempo l'Isis perseguiva una sua strategia della tensione, allo scopo diintimidire l'Occidente e destabilizzare i governi del Nord Africa. Gli attentati continui e improvvisi, gli uominisgozzati in diretta video e i siti Unesco rasi al suolo, erano la cifra della sua efferatezza. Da Madrid a Parigi, da Londra a Bruxelles, soprattutto l'Europa veniva presa di mira dalla jihad e Papa Francesco, appena dieci giorni fa, dagli antichi luoghi di culto iracheni distrutti dall Isis, lanciava il suo anatema: "La perversione in nome di Dio non vincerà mai" ed indicava il cammino dell'uomo per uscire dalla barbarie. 

"Il mondo si cambia con la forza delle beatitudini", diceva. Ma noi, oggi, vogliamo ricordare la strage di Tunisi perché a Tunisi essa si è consumata in un "tempio d'arte", in un luogo di contemplazione e meditazione. Il Bardo, sappiamo bene, non ha la rilevanza del Louvre, del British Museum o dei Musei Vaticani ma è pur sempre, il più antico museo del mondo arabo e dell'intera Africa. 

La luminosità del posto, i mosaici romani esposti come quadri e quei reperti di rara bellezza in successione temporale, raccontano un pezzo di Storia del Mediterraneo. E poi, eravamo convinti che la cura e il culto del bello fossero esenti da attacchi terroristici, perché l'arte e la bellezza sono, per comune assenso, un bene di tutti e, quindi, da tutti rispettate. 

Quando si spegne il gusto del bello, anche l'uomo diviene subumano e l'inaridimento della persona si accompagna sempre all'assenza di cura per l' ambiente e per le arti. Se invece sai coglierla, la bellezza ti rapisce e ti mette in relazione con l'infinito, dove la scienza e l'immaginazione confluiscono nella ricerca del bello e trovi pure naturale parlare con la luna o sentir musica nello scroscio della pioggia che cade su di una pineta, dove "il pino ha un suono, e il timo altro suono, e il ginepro altro ancora".

Ma se, nella sfera della ragione, le contraddizioni costringono la mente ad andare oltre se stessa, in quella della bellezza, l'arte apre un varco perché quell' "oltre" arrivi a te, al fine del buon vivere in armonia con te stesso, con gli altri e con la natura. Ora, che il percorso sia quello che conduce a Dio (via pulcritudinis) oppure quello che rimanda all'uomo e al suo agire etico, l' arte e la bellezza aborrono sempre  la violenza e predispongono la mente al benessere e alla felicità (eudaimonia).