Lando Buzzanca, un siciliano nell’Olimpo del cinema

Lando Buzzanca, un siciliano nell’Olimpo del cinema

Nessuno ci crederebbe, eppure una delle comparse fra il gruppo degli schiavi della famosa galea del film Ben-Hur c' era pure un giovane palermitano, smilzo e allampanato, che avrebbe fatto molta strada nel cinema, divenendo uno dei divi più amati dal pubblico cinematografico e televisivo.

Stiamo parlando di Lando Buzzanca (nella foto, ne I Viceré di Faenza)  al secolo Gaetano Buzzanca, nato nel capoluogo siciliano il 24 agosto 1935. Proveniente da una famiglia di artisti, Buzzanca ad appena 17 anni si trasferì a Roma dove frequentò l'Accademia “Sharoff”.

Dopo alcune particine, la notorietà gli arrise grazie a Pietro Germi che lo volle fra i protagonisti di Divorzio all'italiana (1961) dove interpretava il ruolo di Orazio Mulè, e in Sedotta e abbandonata (1964) dov'era Antonio. Buzzanca divenne poi protagonista di una lunga serie di pellicole (ufficialmente ne interpretò 87, ma la sua filmografia sfiora i 100 film) dove impersonò con graffiante ironia, e senza mai cadere nel volgare, il ruolo del “maschio siculo”.

Il grande successo gli arrise però nel 1970, in televisione, quando venne chiamato ad interpretare la fortunata serie Signore e signora accanto alla grande Delia Scala (le più belle gambe della storia del varietà italiano), per la regia di Eros Macchi, con un indice di gradimento che registrò il 91% degli ascolti. La popolarità acquisita in TV fece da traino ai suoi film, che per diversi anni furono campioni d'incasso. 

Alcuni titoli: Fermate il mondo...voglio scendere (1970), Quando le donne avevano la coda (1970), Il merlo maschio (1971), All'onorevole piacciono le donne (1972), Ius primae noctis (1972), L'uccello migratore (1972), La schiava io ce l'ho e tu no (1973). Quando poi ebbe inizio la stagione della commedia sexy all'italiana, l'attore palermitano, trovando quel nuovo filone distante dalla sua sensibilità artistica, rifiutò diverse proposte.

Questo, a parte qualche eccezione, lo esiliò dal cinema per decenni, durante i quali si dedicò al teatro e alla radio. Sarà ancora una volta la televisione, nel 2005, a farlo tornare in auge grazie alla fiction Mio figlio e Io e mio figlio, nuove storie per il commissario Vivaldi. 

Altro grande successo otterrà nel 2012 quale protagonista della serie televisiva Il restauratore. Fra le sue ultime importanti prove d'attore sul grande schermo sono invece da citare I vicerè di Roberto Faenza (2007) che gli valse il globo d'oro come migliore interprete maschile.

E poi ancora nel 2017 Chi salverà le rose? di Cesare Furesi dove lui e Carlo delle Piane interpretavano due anziani omosessuali. Gli ultimi anni di Buzzanca sono stati alquanto complicati per via di una depressione che molto lo tormentò. 

Poi c'è stato il malinconico tramonto sino alla morte, avvenuta lo scorso 18 dicembre in una clinica romana,  mentre si giocava la finale mondiale Argentina-Francia. La sua scomparsa ha dato adito anche a discussioni e polemiche intorno alla sua cospicua eredità. Morte per alcuni misteriosa quella di Buzzanca, diremmo pirandelliana, in coerenza con un personaggio di straordinaria caratura attoriale, con quella sua maschera gigionesca, comica e al contempo tragica, che lo colloca indubitabilmente fra i più grandi interpreti della scena italiana, e in quel gotha di straordinari attori siciliani che corrispondono ai nomi di Giovanni Grasso, Angelo Musco, Saro Urzì, Salvo Randone, Adolfo Celi, Turi Ferro, e Franchi e Ingrassia, solo per citare i più famosi.