Il mio Sessantotto/Fuga da Bologna, tradito dal Pci

Il mio Sessantotto/Fuga da Bologna, tradito dal Pci

Sull'onda dei Beatles, canticchiando Revolution, portavo già i capelli lunghi sino alle spalle con la riga nel mezzo.

Alle feste in casa, grazie all’amico Totò, che aveva due cugine femmine e alcune amiche, ballammo il rock del primo Celentano, con il giubbotto di pelle prestato da un amico. Mi presi lì la mia prima cotta. A mare d'estate, che divertimento! Spirito critico e ribelle da sempre, fui eletto subito capoclasse al IV Ginnasio.

Nel 68 avevo 14 anni, e nessuna coscienza politica, ma nel 68, il mio Sessantotto, strappai di mano u nerbu a mio padre, il mio padre-padrone, che la domenica mi doveva svegliare con le botte, non più tardi delle nove, e questa fu l'ultima volta che osò picchiarmi, dopo 8 anni di botte da orbi, tipo Clint Eastwood in Per un pugno di dollari.

La casa di Angela di Bartolo era il nostro punto di riferimento più assiduo, feste e regalini a iosa, con Mal, Claudio Baglioni, Lucio Battisti, il rock italiano, Le Orme, i Dik Dik, i Camaleonti, Santana, i Led Zeppelin, i Bee Gees. La protesta verso l'autoritarismo si esprimeva non solo con i capelli lunghi, ma anche con i vestiti attillati e il tornare tardi la sera, innamoramenti sdolcinati, cotte.
La svolta arrivò nel 1971 con la mia scoperta della politica. La Fgci (Federazione giovanile comunisti italiani) fu la mia seconda scuola, il prof. Altamore, il prof. Vullo, Totò Crocetta, Carfì, La Rosa, i viaggi in 500 scassata a Caltanissetta con la strada piena di buche, e centinaia di compagni. Il cineforum, le assemblee contro la guerra del Vietnam e il diritto allo studio.
Cominciai a fumare la pipa, a casa di mio nonno Rocco, quello materno.

Presi contatto con i vari gruppi extraparlamentari, da Lotta Continua a Potere Operaio, ai marxisti-leninisti, al Psiup (Partito socialista di unità proletaria). Ciclostile a manovella, matrice a mano, volantinaggio a scuola e davanti la cartolibreria Randazzo, a vendere l'Unità, nei quartieri periferici, compagno militante, con le bandiere rosse a parlare con la gente, con il Che stampato nelle magliette. E fascisti carogne tornate nelle fogne.

Noi eravamo i guevaristi, e sognavamo viaggi in Russia, la patria del comunismo internazionale. E poi la questione femminile e la scoperta dell'omosessualità, attraverso un nostro concittadino che poi diventerà famoso. Discussioni a non finire sul fatto che la Natura è femmina, che c'è un po di maschile e di femminile in tutti noi maschi e femmine anche geneticamente, che anche Freud lo diceva.
A 18 anni festa in terrazza con l'impianto di amplificazione del Partito.

Scappai di casa per 4 giorni, senza avvertire i miei, a Modena ad una conferenza nazionale della Fgci, ventimila lire me li diede il Partito per il viaggio, e con la sola camicia addosso. Presi appunti, che poi dovevo relazionare ai compagni.

Chiesi a un compagno di Lotta Continua: secondo te, quando scoppierà la rivoluzione? Fra due anni, rispose lui. Stiamo ancora aspettando, ma questa era l'atmosfera che si respirava allora.
Fra' ppi ttia vegnu prima iu o a politca? a politica, e ni lassammu. Chi mi 'nteressava a mmia de fimmini, perdita di tempu, a politica invece era ‘mpurtanti!

Organizzammo una vacanza nell’estate del '73 alle Eolie in campeggio libero, io e altri tre compagni con una canadese. Da Vulcano a Salina, a Lipari. A Filicudi vedemmo le femmine nude, completamente nude, cco pilu nivuru 'nmezzu i cosci, che passeggiavano e prendevano il sole, e rimasi a bocca aperta e l La sera c'era chi suonava la chitarra, e si cantavano Bella ciao e Contessa.
L'arrivo a Bologna nel settembre del '73, un treno di seconda classe, 8 mila lire in piedi, quando c'era posto mi sedevo, con una valigia di cartone ma ero a Bologna, la mia Bologna!
Ma dopo Freud e Marx, conobbi Laing e il suo Io diviso che furono fondamentali anni dopo per convincermi a scegliere Psichiatria piuttosto che ginecologia o cardiologia e nel mentre Basaglia chiudeva i manicomi e liberava i pazienti.

Eravamo l'ombelico del mondo, ci sentivamo al centro del mondo. Fra assemblee e occupazioni a Piazza Verdi, l'eskimo, la sciarpa rossa, il pugno chiuso, le camicie americane conobbi il sesso la mia prima volta a vent'anni con una ragazza coetanea americana di Chicago venuta a Bologna per terminare gli studi in pianoforte e canto alla John Opkins Univesrity. Io non sapevo nemmeno una parola di inglese e lei nemmeno una parola di italiano.

Ma in un minuto fummo a letto insieme, io e Mary, lo sguardo fiero, la sua lunga chioma liscia fino alle ginocchia e un paru i minni che scoppiavano fuori dalla camicetta. Fu il mio battesimo.
Piazza Verdi era il nostro salotto, lì posteggiavamo le nostre vecchie bici. Ce la siamo girata Bologna così, tutta in bici dentro e fuori le mura. E poi a Gela lei attirava i compagni come il miele attira le api, veniva a Gela per andare via, per ripartire subito dopo per l'America, aveva completato i due anni. Sesso a tingtè sulla spiaggia, col sole al tramonto sul bagnasciuga, ma stavo perdendo l'America, e a genti taliava...

Un travaglio interiore mi lacerò per anni, tornare a Catania, iscrivermi in filosofia, la mia passione liceale, e lavorare per la Rivoluzione, se ancora c'era una possibilità.
Non tornai fino al ‘77, quando la polizia a marzo – i Fatti di Marzo – uccise con 7 colpi di pistola sparati alle spalle Francesco Lo Russo, studente universitario. Un corteo rabbioso di 8 mila studenti si radunò nel pomeriggio e sfilò con i Katanga in testa che distrussero le vetrine dei negozi. Si piangeva di rabbia e di commozione. Arrivarono i mezzi blindati da Padova, a decine e decine e poliziotti in assetto antisommossa. Il Pci di Zangheri si schierò con la polizia ed i commercianti del centro.

Vietato uscire. L'indomani mi spararono addosso dei candelotti lacrimogeni ed avvolto nel fumo piangevo ed ebbi paura di morire così stupidamente, ucciso dalla polizia voluta da Zangheri, per difendere i commercianti, i supermercati e le banche del centro, Zangheri il capo del mio partito a Bologna, la mia Bologna la rossa. Una crisi esistenziale terribile. Il mondo era finito, il mio mondo era finito, non c'era più. Traditori! infami. Infami e pezzi di merda! Strappai la tessera del Pci, era la fine di un sogno,Via, via da Bologna, a Gela! Lasciai subito la casa di via Castiglione che era un porto di mare, la porta sempre aperta, una sorta un centro sociale. E scesi a Gela.

Ero un sopravvissuto, tutto mi era estraneo e lontano, per cosa viveva la gente qui a Gela? Qui a Gela li guardavo, li osservavo nel loro quotidiano che a me sembrava inutile e vuoto. Un deserto di anime perse, io ero perso. Che fare? la fine del mondo, del mio mondo, sino a luglio, e poi salii di nuovo per fare un esame con l'intenzione di trasferirmi a Catania definitivamente. Invece no, il destino mi fermò di nuovo a Bologna, con il viso di un'altra ragazza di 16 anni, Giulia, aspirante infermiera, che veniva dal Molise.

Lotta Continua pubblicava le lettere dei compagni delusi e amareggiati, che parlavano della loro tristezza, delle delusioni, dei loro vissuti, dei loro amori. Lo compravo allora solo per questo. A settembre ‘77 adunata nazionale a Bologna, un esercito di ragazzi universitari di varie città vi si radunò. Sacchi a pelo, nottate, canti.

L'inizio della crisi fu irreversibile. La delusione era cocente. A Gela nessuno ne sapeva nulla. Raccontavo queste cose ai compagni come uno che veniva dal fronte o dalla Palestina. Un altro mondo.
Comunque mi sono salvato, la droga non mi ha preso, né l'alcol. Semplicemente rimasi a Bologna per un altro anno e mezzo. Io dovevo fare la Rivoluzione, io ero venuto a Bologna per la politica.
La crisi fu irreversibile e a dicembre del 1978, andavo via per sempre, e tornavo a Gela. La mia vita era stata sino ad allora un susseguirsi di innamoramenti e delusioni,

Mi rimaneva la psicoanalisi, ma non sapevo che anche quella l'avrei persa, dopo qualche altro anno. E mentre il 78 volgeva al termine, io mi davo alla discoteca, il Blu notte a Gela ci cullava, tutti quanti, etero ed omo, immersi nell'odore delizioso della marijuana, con Rod Stewart, il suo Da Ya Think I'm Sexy?, e la Febbre del sabato sera di John Travolta. Mi stavo consegnando all'effimero.
Ma questa è un’altra storia.