Lettera Aperta a Musumeci: «Gela venga sganciata dai vecchi retaggi»

Lettera Aperta a Musumeci: «Gela venga sganciata dai vecchi retaggi»

Al Signor Presidente della Regione Siciliana, On. Nello Musumeci (nella foto), Ai parlamentari regionali e nazionali del comprensorio di Gela.

Da vecchio gelese e siciliano, mai distaccato da queste due entità, sono venuto a Gela il 20 gennaio di quest’anno per restarci un mese, ma sono rimasto bloccato per il noto virus.
Vivere a Gela nelle condizioni in cui è stata ridotta dal prepotere e dalla persecuzione, in parte da una classe politica locale da anni poco attenta ai suoi problemi, e soprattutto dalla prevaricazione subita dall’assoggettamento a una provincia che non le appartiene e alla quale maggiormente non appartiene, è veramente drammatico. Il danno che subisce questa città, tra l’altro, si riverbera sulle città vicine, su un vero e proprio comprensorio, che non poteva e non può essere ormai più trascurato.
È il vero motivo che ha creato l’impoverimento di questa zona della Sicilia, ormai la più povera d’Italia, nonostante la ricchezza e le potenzialità di sviluppo che detiene.

Ho compreso il dramma vissuto da tanti gelesi sensibili e attaccati al territorio, e così, a maggior ragione, le decisioni e le posizioni prese dalle città del comprensorio per passare alla città metropolitana di Catania, ad oggi prevaricate dalla permanenza nel libero consorzio della provincia, che di libero a questo punto non ha proprio nulla, atteso l’esito del referendum confermativo e le delibere dei Consigli Comunali.
La situazione attuale è il segno che a questa città di Gela e al comprensorio che la circonda è stata sottratta la libertà di scegliere il suo destino.

Sono intollerabili le scelte e le iniziative che si fanno, o meglio che i gelesi e gli abitanti del comprensorio del sud est della provincia, subiscono costantemente senza pudore, in danno delle città e delle popolazioni, in tema di sanità e a tutti gli altri livelli.
Tra questi è ormai chiaro il progetto anti comprensorio gelese della costruzione dell’autostrada Agrigento Caltanissetta, che ad Agrigento non interessa un tubo, e che non potrà apportare nulla in tema di crescita di Caltanissetta e del suo “libero (?) consorzio”. Solo spesa di milioni di euro improduttive di alcuna ricchezza e di posti di lavoro, se non clientelari e di breve durata. Ciò a coronamento del boicottaggio della strada Caltanissetta Gela, sulle cui vicende intendo sorvolare, mentre la Provincia è ultima in Italia in materia di PIL.

Si insiste nel mantenimento di due province a pochi chilometri di distanza una dall’altra, Enna e Caltanissetta, a contendersi le briciole di una economia povera, e sprecona, sebbene Enna sia stata favorita da una classe dirigente capace e attaccata al territorio provinciale, e dall’autostrada Catania-Palermo che la lambisce. Come denotano l’ubicazione di attività commerciali e produttive e lo sviluppo dell’università degli studi.

Gela non può avere un Ospedale sempre più delimitato dall’egoismo e dalla prevaricazione di una casta locale. Tale situazione nessun vantaggio apporta alla popolazione di Caltanissetta, che si riduce ed emigra, e nuoce al sud est della provincia attorno alla pianura di Gela e prospiciente sul golfo. Tutto ciò per la velleità ormai antistorica e depauperante di una casta imperniata da una vetero cultura conservatrice del centro Sicilia, ormai storicamente e culturalmente stigmatizzata.
L’esito del referendum confermativo a favore del passaggio alla città metropolitana di Catania che è stato del 98% favorevole, non può più essere disatteso e trascurato.

Lei Signor Presidente sostiene il reinserimento delle province. Che ci sia il consenso o meno del Popolo nulla cambia al fatto che permane ormai secolare l’esigenza che Gela e il suo circondario sia organizzato sul piano sociale, economico e amministrativo come un comprensorio, comunque s’intenda denominare, provincia o libero consorzio.
Certamente Caltanissetta come provincia dovrà essere smantellata. Atteso che sarà collegata da un’autostrada ad Agrigento, ha optato per questa direzione di crescita, che non potrà svilupparsi a discapito delle città marittime di Agrigento e Porto Empedocle. E allora che faccia parte della provincia di Agrigento. Sarebbe un atto di giustizia storica, e forse anche la lungimiranza di qualche nisseno. Oppure sia collegata ad Enna, che ormai è impossibile che possa essere ridotta senza alcun motivo giustificante.

Al centro dell’Isola non potrà esserci che una e una sola provincia, che non abbia sbocco al mare.
Intanto si cominci col riconoscere, dopo questa triste epocale vicenda del coronavirus, e l’arrivo, si spera, di finanziamenti all’uopo, col riconoscere l’autonomia della Asl di Gela, con la costruzione di un nuovo Ospedale che tuteli la Salute di Gela, Niscemi, Mazzarino, Butera e altre città vicine in contrada Ponte Olivo, dove prima vi era la pista aeroportuale militare omonima, oppure con l’ampliamento dell’attuale ospedale, che dispone, non solo di volumi e aree adiacenti ma anche di un parcheggio coperto e scoperto adeguato.

Onorevole Presidente, Onorevoli parlamentari,
se la politica deve essere un atto d’amore verso la gente che vi delega, e non una soddisfazione personale, frutto di velleitarismo o d’ambizione, vi chiedo questo interessamento per la realizzazione di un sogno ormai secolare, che potrà nel breve tempo iniziare a dare i frutti di una crescita socio economica di questo comprensorio.
Nei progetti per la reintroduzione delle province in Sicilia, e nella decisione che andrete a prendere contro o pro questo proposito del Presidente, tenete conto, tutti e al di sopra delle idee politiche, di questa esigenza di giustizia che vi sto proponendo.
La Storia è dalla parte giusta e del giusto.
Grazie per l’attenzione che spero darete a questa aspirazione di popolo.
Con i migliori saluti,
(Carmelo Internullo)