Referendum, Landini a Gela: «Bisogna portare a votare anche quelli che non ci vogliono andare. E’ una questione di civiltà»

Referendum, Landini a Gela: «Bisogna portare a votare anche quelli che non ci vogliono andare. E’ una questione di civiltà»

Cinque Sì ai referendum dell'8 e del 9 giugno per difendere i diritti dei lavoratori, la loro vita, la loro dignità e per ripristinare il termine di cinque anni di residenza al fine di riconoscere la cittadinanza italiana agli immigrati extracomunitari». 

Questo l'obiettivo che intende raggiungere Maurizio Landini (in foto), il segretario generale della Cgil, il più grande sindacato italiano, fermatosi martedì sera a Gela a conclusione della prima di due giornate che lo hanno visto impegnato nella campagna referendaria in Sicilia in incontri con lavoratori e cittadini, accompagnato dal segretario regionale, Alfio Mannino, e dal suo braccio destro, Ignazio Giudice, segretario provinciale di Caltanissetta e coordinatore del patronato Inca in Sicilia.

Al suo arrivo(poco dopo le 22) c'erano almeno 300 persone ad accoglierlo, dentro e fuori al lido Tropico Med, sul lungomare per Macchitella. Gente di ogni estrazione politica e sindacale, venuta ad ascoltarlo chi per fede, chi per sentire le sue appassionate e competenti argomentazioni, chi per semplice curiosità.

C'erano il sindaco di Gela, Terenziano Di Stefano, e il sindaco di Butera, Giovanni Zuccalà, a dargli il benvenuto, ma anche parlamentari, assessori e consiglieri comunali. Al microfono del giornalista Jerry Italia, coordinatore della serata, due giovani hanno posto le loro domande a Landini per capire meglio taluni aspetti delle leggi di cui con i referendum si chiede l'abrogazione.

Si chiamano Elias D'Aleo e Miriel Di Stefano, sono studenti e aderiscono al gruppo politico "Giovani Idee" del movimento civico "Una Buona Idea" presente in consiglio comunale. Hanno evidenziato i problemi del lavoro precario, che riduce la libertà di ogni lavoratore dell'inquietante aumento di infortuni sul lavoro, spesso mortali, con risarcimenti alle famiglie che arrivano con molto ritardo e certe volte non arrivano proprio.

Landini, usando come metafora la sua prima assunzione in fabbrica, ha raccontato di avere trovato tante garanzie (sancite dalla legge 300, cioè lo statuto dei lavoratori) che gli permettevano di lavorare in sicurezza, di svolgere attività sindacale, di riscuotere un adeguato salario che gli copriva anche i giorni di malattia, di godere delle ferie e di altre tutele perchè chi era venuto prima di lui si era battuto tenacemente per affermare questi diritti, garantendo anche a chi effettuava lavori in appalto di essere assunto dalla azienda madre se il lavoro che eseguiva era uguale a quello dei dipendenti diretti. Era la legge sul divieto dell'intermediazione della manodopera. 

«Purtroppo, dalla fine del primo millennio a oggi, le cose sono cambiate – ha sottolineato Landini –. Anzichè migliorare i diritti li hanno smantellati. E' scomparso l'articolo 18 che garantiva in caso di licenziamenti illeciti il reintegro dei lavoratori. Oggi basta pagare qualche mese e il dipendente viene cacciato via anche se ha ragione.

E' prevalsa la cultura, anche politica, che ha assunto il mercato e l'impresa come elemento centrale dell'economia del lavoro e della produzione. Ma sapete cosa si chiede a chi decide di aprire un'impresa? Soltanto l'iscrizione alla camera di commercio e la partita Iva. Null'altro: nè competenze ne' altre forme di garanzie.

Così, tra ditte che nascono e ditte che muoiono, tra appalti, subappalti, finte cooperative, hai persone che pur lavorando assieme pur facendo lo stesso lavoro non hanno gli stessi diritti ne' gli stessi salari e non hanno le stesse  tutele. Si determina una competizione tra gente che ha bisogno di lavorare e dunque un mercato del lavoro al ribasso, senza contratti, nell'assoluto precariato. Chi muore sul lavoro? 

Muoiono soprattutto i precari, i dipendenti dei subappalti, spesso gli stranieri, in piccole imprese frutto di un modello che non è fondato sulla qualità del lavoro, sugli investimenti, sulla sicurezza ma solo sulla riduzione dei costi e sulla negazione dei diritti ai dipendenti. E se i costi degli infortuni sono insostenibili, dichiarano fallimento e scompaiono.

Sono più di mille i morti ogni anno. E' questo che oggi noi combattiamo chiedendo l'abrogazione delle attuali leggi sbagliate e il ripristino delle tutele ai lavoratori. Chiediamo che oltre alle imprese appaltatrici anche le grosse aziende committenti vengano considerate, in concorso, sempre responsabili degli infortuni sul lavoro a tutela delle vittime e dei familiari "superstiti" in caso di mortalità».

«Ma perchè la battaglia referendaria abbia successo non basta che vincano i Sì. Occorre che si superi il quorum e che vadano a votare il 50 più uno degli aventi diritto, cioè più di 25 milioni di persone. E allora bisogna portare a votare anche quelli che non ci vogliono andare, e sono tanti».

L'INTERVISTA

  Landini, molti l'accusano di strumentalizzare i referendum perchè in realtà lei si preparerebbe a scendere presto in politica.

«Sono balle. Questa fandonia è 15 anni che la raccontano. Mi pare che la mia coerenza parli per me. Dopodiché noi, che in parlamento non ci siamo, stiamo facendo un'azione politica che è quella di cancellare leggi balorde per fare in modo che la politica torni a occuparsi dei problemi delle persone. Non è un caso se metà della gente a votare non ci va più».

– Vertici di Cgil, Cisl e Uil mai così divisi come oggi. L'unità sindacale è tramontata definitivamente?

«Il referendum non è un voto a un sindacato, a un partito, a una coalizione, tu voti per te  per i tuoi diritti, per i diritti dei tuoi figli, per migliorare le condizioni di lavoro e di vita. E in un Paese dove si lavora e dove si è poveri pur lavorando a livello di sfruttamento, credo sia sotto gli occhi di tutti la necessità di cambiare. Quindi credo che sia utile che ognuno vada a votare e spero che voti Sì».

– Come definisce la scelta del presidente del senato, La Russa, seconda carica dello Stato, che fa campagna per l'astensione ai referendum?

«La ritengo un grave errore politico. Una indicazione che si schiera contro la Democrazia. In realtà proprio da questa presa di posizione sbagliata sta scaturendo una reazione opposta perchè tante persone stanno decidendo invece di recarsi a votare. Ci interessa quello che ci ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cioè la prima carica dello Stato da cui arriva l'appello a combattere l'assenteismo e a lavorare perchè l'astensionismo venga superato ricordando che in un Paese libero la partecipazione al voto è condizione essenziale. Noi siamo ottimisti di superare il quorum e di vincere».

– L'Anticorruzione ha segnalato che in Italia il 90% degli appalti previsti dal Pnrr vengono affidati senza gara, mentre nei cantieri si continua a morire (mille infortuni mortali nel 2024 e +10% nel 2025).

«Uno dei referendum affronta proprio questo tema. Chiede che ci sia la responsabilità del'azienda che decide di assegnare appalti perchè il sistema dell'appalto a cascata, del subappalto, della logica al massimo ribasso sta non solo peggiorando le condizioni di lavoro facendo dei morti ma sta aumentando anche la corruzione e la malavita nel nostro Paese. E l'Istat ci dice che quasi 100 mila laureati hanno lasciato l'Italia negli ultimi 10 anni per cercare lavoro e diritti all'estero. E' un allarmante esodo continuo».

– Col referendum sulla cittadinanza vi accusano di volere riempire l'Italia di immigrati.

«Il referendum si occupa di quegli immigrati che lavorano già da tempo in Italia, che pagano le tasse, che pagano i contributi, che rispettano le nostre leggi e però non sono cittadini italiani, ne' loro ne' i loro figli anche se nati in Italia che vanno a scuola e parlano italiano. E questa è una follia. L'Italia ha bisogno di loro perchè calando le nascite e aumentando gli anziani, per pagare le pensioni ci vogliono più lavoratori sennò il sistema pensionistico salta. Del resto noi stiamo chiedendo che si torni alla legge che c'era nel '92, quindi riportare da 10 anni a cinque anni i tempi di attesa per maturare il diritto a chiedere la cittadinanza come fanno in Francia, come fanno in Germania e come fanno in tanti altri Paesi europei». 

– Che appello rivolge agli elettori?

«L'appello è quello di andare a votare e di parlare con chi a votare non ci vuole andare spiegando i motivi e gli scopi dei referendum. Dire che vogliamo cancellare leggi che hanno reso lecito l'illecito per colpire i lavoratori. Dobbiamo informare e convincere quelli che vorrebbero astenersi perchè in questo momento sono ancora purtroppo la maggioranza».