Ennesimo rinvio elezioni ex province

Ennesimo rinvio elezioni ex province

La Regione siciliana ha deciso di rinviare, ancora una volta, le elezioni di secondo grado degli organi politici di vertice dei nove enti territoriali intermedi isolani.

Il Ddl è stato celermente esitato in prima commissione all'Ars, trasmesso in aula ed approvato senza emendamenti nell’arco di un paio di giorni. Un rinvio scontato e preannunciato dalla delibera di giunta regionale che aveva già prorogato il commissariamento di tutti gli enti di area vasta, fino a metà settembre prossimo. 

Più precisamente, il governo regionale disposto otto proroghe ed un nuovo commissario, vale a dire Vincenzo Raffo (Agrigento). Per quanto concerne i liberi consorzi sono stati prorogati Duilio Alongi (Caltanissetta), Girolamo Fazio (Enna), Salvatore Piazza (Ragusa), Domenico Percolla (Siracusa) e Raimondo Cerami (Trapani). Questi commissari esercitano le funzioni dei presidenti e dei consigli dei sei Liberi consorzi comunali. Per quanto concerne invece le tre Città metropolitane, sono stati prorogati: Francesca Paola Gargano (Catania), Santi Trovato (Messina) e Salvatore Currao (Palermo). In questo caso i tre commissari esercitano le funzioni dei rispettivi consigli metropolitani, in quanto le funzioni dei tre sindaci metropolitani sono esercitate dai rispettivi sindaci delle città capoluogo (nell'ordine i sindaci delle tre città di Catania, Messina e Palermo).

Ovviamente, un sindaco metropolitano, senza passare al vaglio del consiglio metropolitano (in quanto non esiste ancora) non può ancora dotare la città metropolitana nemmeno di uno Statuto che possa sbloccarne finalmente l'attività. Il che ne spiega l'abnorme immobilismo.

Al provvedimento di proroga del commissariamento prodotto da Palazzo d'Orleans, segue ora quello prodotto da Palazzo dei Normanni. Il disegno di legge approvato a Sala d'Ercole, prevede invero non solo il rinvio delle elezioni delle ex province, ma anche dell'intero turno elettorale amministrativo relativo all’anno solare 2021. Si tratta di quarantadue comuni (tra i quali Caltagirone, Adrano, Canicattì, Favara, Giarre, San Cataldo, ecc.) a scadenza naturale, più altri cinque sciolti (tra i quali Vittoria e Misterbianco) per una popolazione totale interessata di circa 600 mila siciliani.

Ai sensi della nuova legge, le elezioni amministrative devono tenersi in una domenica tra il 15 settembre ed il 15 ottobre. Le elezioni delle ex province devono invece tenersi entro 60 giorni dall'ultima proclamazione degli eletti nel turno elettorale amministrativo. Posto che ci sono comuni che potrebbero andare al ballottaggio, nell'ipotesi di voto a settembre, per le elezioni delle ex province si potrebbe individuare una data prima di natale. Nel caso di voto amministrativo ad ottobre, per le ex province se ne parlerebbe a gennaio 2022, nel cui autunno sono previste le elezioni regionali.

Anche stavolta la scusante per questo ulteriore rinvio è stata il prolungarsi dell'epidemia covid, ma Filippo Franzone, coordinatore del Csag, promotore dell'iter di passaggio, con annesso referendum popolare confermativo, di Gela alla Città metropolitana di Catania, va ben oltre: «questo ennesimo rinvio - ci ha risposto - rende oramai quasi certezza ciò che è stato sempre un nostro sospetto: e cioè che anche questa legislatura, come la precedente, lascerà in eredità a quella successiva, tale patata bollente. D’altronde, è nostro fermo convincimento che il primo dei motivi, di questa serie infinita di rinvii, siamo proprio noi. Il mancato rinnovo degli organi politici degli enti intermedi, nasce con la pseudo riforma delle province promessa da Crocetta.

 Di questa finta riforma, l'unica novità concreta è il voto indiretto, imposto peraltro dalla Corte costituzionale, laddove l'unica questione rimasta in sospeso è la nostra, cioè il passaggio di Gela, Niscemi e Piazza Armerina alla Città metropolitana di Catania. L'affossamento dei ddl prodotti in ossequio al secondo comma dell'art.44 della L.r. 15/2015, ha solo rinviato la questione, che rimane irrisolta poiché il primo comma dello stesso articolo resta inapplicato. Dallo stesso ufficio legislativo regionale, in via indiretta ed informale, abbiamo saputo che tale disposizione postula una presa d'atto da parte dell'aula, ritenendo oltremodo strano il passaggio preliminare in prima commissione, in quanto l'atto - ha concluso - andava trasmesso dalla Presidenza della Regione direttamente all'aula».