Ospedale, anno nuovo, vecchi (e nuovi) mali

Ospedale, anno nuovo, vecchi (e nuovi) mali

L’inizio del nuovo anno non sembra portare buone notizie per l’Ospedale di Gela, almeno secondo l’opinione dei due portavoce del comitato “Sos Vittorio Emanuele III”, Luciana Carfì e Filippo Franzone.

Il 2022 si era concluso con il rinnovo dell’incarico al vertice dell’Asp di Caltanissetta, dell’ing. Alessandro Caltagirone. In questi giorni, lo stesso manager ha rinnovato la fiducia nella direzione sanitaria alla dott.sa Marcella Santino. Anche per la nuova legislatura regionale, targata sempre centrodestra, l’Asp nissena continua ad essere gestita da una direzione strategica poco apprezzata dalla cittadinanza gelese. Ma a quanto pare, non solo dai gelesi, perché di disservizi sanitari ed ospedalieri paiono lamentarsi tutti in provincia, a partire dallo stesso capoluogo, la cui condizione del nosocomio, per contro, è con tutta franchezza di gran lunga migliore rispetto a quello gelese.

«La situazione – afferma Luciana Carfì – continua inesorabilmente a peggiorare, nonostante la buona volontà di medici ed infermieri. Abbiamo assistito a promesse di ogni tipo, come sulla terapia intensiva donata dall'eni che doveva essere usufruibile nel giro di 6 mesi, considerato il rischio pandemico di allora, invece sono passati due anni e mezzo e non se ne ha notizia. Ed al danno – aggiunge Filippo Franzone – si aggiunge la beffa considerato che avremmo dovuto avere con soldi privati una terapia intensiva in tempi brevi rispetto a quelli burocratici con fondi regionali ed invece altrove i soldi della Regione sono stati spesi per le terapie intensive e da noi si continua ad aspettare: il colmo». 

Anno nuovo, dunque, vecchi e nuovi mali: «le considerazioni fatte per la terapia intensiva – conferma la Carfì – valgono anche per la sub-intensiva. Il pronto soccorso è ancora in emergenza; chirurgia ed ortopedia dimezzate; anestesia in forte difficoltà. Si spera nei concorsi di queste 33 figure mediche ma non sappiamo se verranno espletati e quali risultati apporteranno. Quand’anche ci fossero 33 nuove figure mediche in pianta organica – precisa ulteriormente Franzone – sarebbe solo una goccia nell’oceano.

La scopertura dei medici a Gela è del 50%, ci dovrebbero essere 190 medici, invece ce ne sono circa la metà, se non meno. Come dare, poi, torto alle lamentele su locali fatiscenti, da terzo mondo. Cadono calcinacci dappertutto. Non si fa una manutenzione seria da diversi anni. La politica dei micro-cantieri, a cui si è ricorso in questi anni, si è rivelata solo un palliativo». 

Eppure, per la politica regionale questa direzione strategica ha lavorato bene: «non ci sorprende – replica Luciana Carfì – perché è evidente si continua a gestire la sanità sui bisogni della politica e dei vari equilibri, non certo sui bisogni dei cittadini. La verità è che un management che si giustifica asserendo che qui non vuole venire nessuno a lavorare e fare polemiche non aiuta, semmai acuisce il problema, è un management inaffidabile la cui gestione è stata fallimentare.

Una gestione terribile, nella sua inefficienza ed inefficacia. Basti pensare che non solo è eticamente vergognoso che per qualsiasi cosa, il gelese deve rivolgersi a strutture ospedaliere fuori provincia, ma ciò si traduce in migrazione passiva i cui costi sono a carico dell’Asp nissena. 

Una gestione – rincara la dose Franzone – utile solo a vuotare l’ospedale gelese, per poi abbandonarlo al suo destino, con la complicità anche della politica locale, incapace di sottrarsi alle logiche partitiche palermitane, a difesa invece del proprio territorio. Senza dimenticare lo scandalo dell’Utin che è recentemente riemerso. L’ospedale di Gela è il punto di riferimento ospedaliero di tutta la provincia per quanto riguarda neonatologia, pediatria e maternità.

L’Utin è stata individuata a Gela nel 2009 e dopo quasi un quarto di secolo è ancora ai nastri di partenza. Una volta per i locali, una volta per i macchinari, ora il personale, insomma ogni scusa è stata buona per procrastinare, rinviare, sine die. Intanto, però, la società italiana dei pediatri e la società italiana dei neonatologi scrivono al governo nazionale chiedendo l’implementazione di Unità terapie intensive neonatali ed unità terapie intensive pediatriche, per grave carenza di posti letto in tutta la penisola, mentre a Gela ce ne sono 6 all’Utin, ma restano scoperti, con la provincia di Caltanissetta che rimane l’unica nell’isola senza ver completato la rete materna infantile, perché l’Utin individuato a Gela quattordici anni fa, ancora non parte». 

Il sindaco Lucio Greco ha intanto dichiarato che chiederà un’audizione in Commissione sanità all’Ars. Il primo cittadino suggerisce altresì ai parlamentari del territorio, di interessare i rispettivi parlamenti mediante una risoluzione, mentre sta valutando l’ipotesi di una mobilitazione generale.