Le elezioni di secondo livello, il diritto al voto è riservato soltanto ai sindaci e ai consiglieri comunali, del 27 aprile scorso, per scegliere il presidente e i 10 consiglieri del libero consorzio ( già denominato provincia regionale ) di Caltanissetta hanno sancito la vittoria come presidente del sindaco del capoluogo Tesauro.
Con il primo cittadino nisseno concorrevano il sindaco di Niscemi Conti e di Gela Di Stefano. Dei 10 consiglieri eletti, nelle diverse liste, compresa una civica indipendente, 3 sono stati quelli promossi nella lista del sindaco gelese, di cui uno soltanto di Gela, il consigliere comunale del Pd Antonio Cuvato.
Si è votato col sistema voluto dalla legge nazionale n. 56 del 2014 cosiddetta Delrio dal nome dell’esponente del partito democratico a cui va attribuita, privando i cittadini del diritto al voto. Per quanto la Sicilia tra le materie di competenza statutaria abbia anche l’ordinamento degli enti locali, con una certa arroganza, la Delrio stabilisce che la riserva statutaria siciliana soccombe davanti alla sua legge.
Dopo lo scellerato annuncio, del 2013, fatto in Tv da Crocetta di abolire ( falsamente ) le province e i diversi interventi normativi regionali, compreso qualche tentativo di reintrodurre l’elezione diretta del presidente e del consiglio, la Sicilia si è dovuta adeguare: a scegliere il governo provinciale sono solo gli “ eletti “. Così dopo 12 anni (a Caltanissetta quasi 14 ) di commissariamento domenica scorsa si è votato, l’ente sarà presieduto dal sindaco del capoluogo è lui il presidente del libero consorzio di Caltanissetta.
Organo sostanzialmente monocratico con la corona di 10 scudieri dai colori politici variopinti. Il risultato elettorale ha fatto emergere dei distacchi non eccessivamente marcati tra i contendenti, il sindaco di Gela, arrivato terzo, ha prevalso solamente nella fascia demograficamente più popolosa che comprende Gela e Caltanissetta, con il contributo fondamentale dei voti consiliari di Gela.
Tralasciando l’analisi dei dati, politicamente non sfugge che a livello territoriale l’alleato tradizionale di Gela, Niscemi, è mancato perché questa volta concorreva con il suo primo cittadino. L’antica rivalità tra il Nord e il Sud della provincia che fin qui i politici, specie quelli presenti in Regione, non hanno saputo eliminare o forse hanno perfino alimentato si è presentata anche nelle elezioni di secondo livello.
Mai come in questa occasione ha prevalere è stato il Nord provinciale, con Gela rappresentata in consiglio da un solo esponente, a fronte di una popolazione di circa il 30 % dell’intera provincia. Non si tratta di usare il bilancino quanto di rivendicare un equilibrio territoriale che nel caso della provincia di Caltanissetta dovrebbe essere obbligatorio, vista la distanza chilometrica tra Gela e il capoluogo. Modello di Provincia a “due teste” con pari dignità amministrativa tra i due centri più grandi. Un obiettivo agognabile espresso troppo volte solo a parole e di cui si aspettano i fatti.
Per questo più che di modello provincia, formato o sformato Agorà, forse si sarebbe dovuto tentare di proporre la riduzione della distanza politica tra Nord e Sud della provincia, con temi diversi ma condivisi. L’Agorà che ha legittimato lo scorso anno la candidatura di Terenziano Di Stefano, poi risultata vincente, dopo l’ufficialità del candidato ha perso immediatamente tatti pezzi ( diversi dei dissidenti oggi invocano il ritorno all’Agorà ), chi si è proposto comunque come sindaco chi ha appoggiato la candidata del centrodestra ufficiale.
A sostenere Di Stefano sono rimaste delle liste e delle persone che hanno contribuito al raggiungimento del ballottaggio e poi alla vittoria finale. Quella del 2024 è stata un’alleanza per le comunali legarla al recente accordo per le provinciali sembra un artificio poco comprensibile. Il sindaco non ceda ai giochi fatui che vorrebbero Gela capitale della politica regionale,
Gela è un’importante sito industriale, comunque oramai ridotto sotto l’impatto socioeconomico, una città che continua a non attuare il giusto processo di trasformazione. Piuttosto si guardi a ciò che è successo altrove, in alcuni centri siciliani di medie dimensioni (Siracusa, Ragusa ecc..), dove all’industria adesso green si sovrappone, convivendoci, un modello sociale multifunzionale e legato all’accoglienza. È arrivato il momento di chiuderla con la retorica per cui da Gela parte l’alternativa al governo della Regione, si pensi a governare la città, si programmi la Gela del futuro, da rilanciare, che deve recuperare il tempo e le occasioni perdute.
Terenziano Di Stefano realizzi i suoi propositi del bene comune con chi si è trovato vicino nel suo cammino verso palazzo di città. Su un sindaco giovane i cittadini, veri suoi alleati, hanno riposto molte aspettative, si faccia in modo di non deluderne le attese. Se sarà cosi, i famelici cerberi resteranno nella mitologia, a crucciarsi.