Umanità zero, migranti costretti alla fame, inchiesta della Procura con quattro arresti a Gela

Umanità zero, migranti costretti alla fame, inchiesta della Procura con quattro arresti a Gela

La Procura della Repubblica di Gela – nell’ambito di indagini collegate con la Procura della Repubblica di Catania – ha richiesto ed ottenuto una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Gela nei confronti di quattro soggetti, due in custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari, per i reati di associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture e caporalato.


Nelle prime ore di martedì scorso, l’ ordinanza custodiale è stata eseguita da personale del commissariato di Polizia di Gela, congiuntamente a personale della Sezione di Pg presso la Procura della Repubblica di Catania (aliquota Carabinieri).
L’attività di indagine avviata nel giugno del 2017, durata circa sei mesi, ha avuto la sua genesi a seguito di una manifestazione di protesta, avvenuta a Gela in data 18 maggio 2017, compiuta da un centinaio di cittadini extracomunitari, “ospiti” del centro di prima accoglienza denominato “Villa Daniela”, i quali mostravano la propria insofferenza per il trattamento loro riservato.

Al fine di vagliare ed verificare quanto “lamentato”, si procedeva ad acquisire l’Avviso pubblico di Gara indetto dall’Ufficio territoriale del Governo – Prefettura di Caltanissetta per la “Procedura aperta per l’affidamento del servizio di accoglienza nella provincia di Caltanissetta dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, anno 2016” e la Convenzione stipulata nel giugno del 2016, tra l’Ufficio pubblico e “Progetto Vita, Consorzio di cooperative sociali, Società Cooperativa Sociale” , capogruppo/mandataria dell’Associazione temporanea di imprese, il cui responsabile veniva individuato in Biondi Pietro Marino.

Si è accertato, allo stato, che l’Ati ha presentato l’unica offerta valida di € 30,00 pro-capite giornaliero oltre Iva, il cui valore totale della convenzione si è attestato su una cifra superiore a 5 milioni di euro su base annua, indicando le strutture che sarebbero state utilizzate per assicurare l’accoglienza dei migranti, tra cui “Villa Daniela”, in c/da Manfria Comune di Gela, che ospitava ben 150 richiedenti asilo.

Al fine di verificare il rispetto di quanto previsto dalla Convenzione, sono stati escussi a s.i.t. diversi ospiti della struttura le cui dichiarazioni hanno fatto facilmente comprendere come, in atto, vi fosse una rilevante attività illecita ordita ai danni dello Stato, posta in essere dai responsabili del predetto centro di accoglienza.

In particolare, l’indagine ha permesso di far luce su un vero e proprio gruppo votato alla gestione di centri di accoglienza per cittadini extracomunitari operanti in Gela e dintorni ed anche in provincia di Catania, i cui esponenti principali dell’associazione sono da individuarsi in:

Biondi Pietro Marino, nei cui confronti è stata applicata la misura cautelare in carcere, quale capo, promotore ed organizzatore dell’associazione a delinquere, ha gestito sistematicamente ed in modo continuativo l’attività illecita presso i centri di accoglienza per immigrati, curando i rapporti fra tutti gli associati e gli enti pubblici, impartendo le direttive sulle modalità di gestione dei centri di accoglienza;
Iapichello Gemma, nei cui confronti è stata applicata la misura cautelare in carcere, formalmente dipendente Osa della “Società cooperativa sociale Vivere Insieme Onlus” ha partecipato all’associazione adoperandosi, per coadiuvare Biondi Pietro Marino nell’illecita attività di frode nell’esecuzione dei contratti di pubbliche forniture nei confronti dello Stato;

Palumbo Giuseppe Maria, nei cui confronti è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari, il quale ha partecipato all’associazione adoperandosi, in qualità di amministratore unico della “Società Cooperativa Sociale per Vivere Insieme Onlus”, per coadiuvare Biondi Pietro Marino;

Politi Francesca Provvidenza, nei cui confronti è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari, ha partecipato all’associazione adoperandosi, in qualità di amministratore unico del “Consorzio Progetto Vita”, per coadiuvare il capo Biondi Pietro Marino.

Il Biondi e la Iapichello, devono rispondere anche dell’accusa di violazione dell’art. 110 e 603 bis commi 1, 2 e 4, poiché, in concorso tra loro, con la minaccia della perdita del posto di lavoro reclutavano, assumevano, impiegavano ed utilizzavano manodopera nelle strutture gestite dalla società Progetto Vita.

Le dichiarazioni del procuratore di Gela Asaro

«Alcuni migranti sono scesi letteralmente in piazza – ha detto il procuratore di Gela Fernando Asaro – per dimostrare e manifestare il disagio che vivevano all’interno della comunità dove alloggiavano. E da lì è partita l’attività di indagine, grazie fondamentalmente alle loro dichiarazioni con cui hanno manifestato il disagio.

Le loro sommarie informazioni, senza omertà, ma in maniera netta e chiara, hanno cominciato a riferire una serie di circostanze di grave disagio: nessuna mediazione culturale, nessuna integrazione, oltre che cibi scadenti, vestiario scadente. Attraverso attività di consulenza abbiamo anche accertato che non venivano spesi quei 35/45 euro al giorno, così come stabilito nella convenzione firmata con la Prefettura di Caltanissetta. Soldi che venivano intascati e accumulati per gestire e per incrementare il proprio patrimonio personale e non certo per servizi a favore di questi migranti».

 La dichiarazione di Giuseppe Spata (presidente Circolo Lega Salvini di Gela)

«Prendendo spunto dalle notizie di stampa relativamente ai provvedimenti che hanno riguardato i gestori di diverse strutture di accoglienza per richiedenti asilo si ribadisce la posizione della Lega sul fallimento del sistema di accoglienza. Evitando di commentare i fatti in attesa di un processo che chiarisca le posizioni degli indagati, esprimiamo rammarico per quanto accaduto.

Da sempre la Lega denuncia il fallimento del sistema di accoglienza organizzato dai governi precedenti e gestito da cooperative ed associazioni (non tutte per fortuna) che hanno messo al centro non l’uomo ed i suoi bisogni ma l’interesse economico di pochi. Si assiste a proteste continue di disperati che chiedono di vivere in condizioni dignitose. Alimenti scaduti e in decomposizione nel peggiore dei casi. Il Cara di Mineo è un esempio insopportabile di un’accoglienza di facciata.

Tutti, lungo la statale 115 che conduce a Catania, vediamo file di giovani che raggiungono le campagne ridotti come schiavi con una paga giornaliera di 3 euro. Stessa situazione nelle nostre campagne tra Gela e Scoglitti. Il senso del decreto sicurezza di Matteo Salvini approvato in questi giorni è anche quello di dare accoglienza solo a coloro i quali è possibile garantire dignità».