Editoriale/Condannati alla speranza

Editoriale/Condannati alla speranza

C’eravamo lasciati prima di Natale con il racconto in pillole del disastro che la politica – ridotta ormai a una sorta di centro per l’impiego per aspiranti consiglieri comunali, assessori, incaricati e nominati – ha combinato nell’anno che abbiamo svoltato.

Un bilancio decisamente negativo.
Ci ritroviamo alla ripresa delle pubblicazioni post-natalizie con questo primo numero del nostro 35esimo anno di presenza in edicola, e il 16esimo online (nella foto la prima pagina del primo numero in edicola il 12 ottobre 1985). Avremmo voluto celebrare questa storica ricorrenza con le prime buone notizie del nuovo anno e lanciare un messaggio di speranza.

L’ennesimo da quando questo foglio si è affacciato nel panorama informativo, negli ultimi anni ridotto ad una vera giungla, dove anche le notizie fanno a pugni tra loro.Messaggio ormai rituale e direi anche obbligato, perché peggio di così non può andare. Oltre c’è il baratro.

Nella politica impera la litigiosità, l’economia, boccheggia con le imprese che chiudono e i negozi che spengono le vetrine, a solo vantaggio della grande distribuzione e a danno dei piccoli esercenti (la città negli ultimi anni è stata presa d’assalto da decine e decine di supermercati), con i sindacati di settore che stanno a guardare.

E’ una città malata, consapevole di esserlo ma incapace di trovare la forza per alzarsi dal letto, che la accoglie moribonda.
In primavera andremo al voto. E’ un’occasione da non perdere per provare a rinnovare la classe politica dirigente. Rinnovo che non deve voler dire solo facce nuove. Occorrono menti illuminate in grado di fare una diagnosi attenta di quelli che sono i mali di questa società. Un bagno di umiltà e maniche rimboccate è quel che ci vuole, assieme ad uno sforzo unanime per tornare ad arridere alla vita e alla speranza di preparare un futuro migliore per i nostri figli.