La silenziosa uscita di scena dell’avv. Elio Leopardi

La silenziosa uscita di scena dell’avv. Elio Leopardi

Se n'è andato in punta di piedi, quasi con pudore, dopo una lunghissima, invalidante malattia, che lo aveva costretto ad abbandonare anzitempo la professione che tanto amava (quella di avvocato) e a disertare qualsiasi manifestazione pubblica o riunione familiare, comprese quelle delle festività natalizie e di fine anno.

Elio Leopardi (nome di battesimo Emanuele) si è spento, nella sua casa di Macchitella lo scorso 17 luglio, lo stesso giorno in cui, a Roma, lasciava questo mondo anche il famoso scrittore empedoclino Andrea Camilleri, del quale (ironia della sorte!) era stato appassionato lettore e grande estimatore.
Elio era nato il 19 giugno 1943 – 20 giorni prima dello sbarco delle truppe angloamericane sul litorale gelese – da Cesare Leopardi e da Nica Costa, frutto di un amore sbocciato in giovanissima età e durato tutta la vita, da cui successivamente sono nati Simone, Fabrizia e Daniela.
A quell'epoca Elio era studente universitario, presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo, dove, nel 1973 ha poi conseguito la laurea.

Il suo cursus studiorum, sebbene promettente, subì un rallentamento, dovuto al contemporaneo espletamento dell'attività giornalistica, quale corrispondente da Gela del Giornale di Sicilia (aveva ereditato il posto che era stato di Candido Casagni, divenuto, alla fine del 1966, giornalista professionista ed assegnato alla redazione nissena del quotidiano palermitano).

Leopardi – che il 28 dicembre 1968 aveva sposato Silvana, una bella ragazza di 4 anni più giovane di lui – figlia dell’ex sindaco democristiano, avv. Francesco Vella, che fu a capo dell’amministrazione comunale gelese per quattro anni, dall’8 giugno 1952 allo stesso mese del 1956, dalla quale ha auto 3 figli, Loredana, Cesare e Davide – svolse con particolare diligenza le sue mansioni, denotando senso della notizia, capacità di analisi, moderazione ed equilibrio. Qualità che non sfuggirono alla direzione del quotidiano La Sicilia di Catania.
Mario Ciancio, editore, ma anche direttore del giornale della città etnea, nel settembre 1969 lo volle incontrare, per offrirgli il posto che, per lunghi anni, era stato di Gino Alabiso, da poco trasferitosi a Pisa.
Elio accettò con entusiasmo l'incarico, che mantenne fino al 1973, anno in cui, lasciò l'attività giornalistica per dedicarsi,esclusivamente, a quella di "praticante" presso lo studio legale del padre, in via Abela, 10.

Quattro anni dopo, il 25 marzo 1977, avendo brillantemente superato il prescritto esame, divenne "procuratore legale", conseguendo la qualifica di "avvocato" il 6 maggio 1983.
"Contagiato" dalla scrupolosità e dalla meticolosità del padre, non ebbe difficoltà ad affermarsi nell'ambiente giudiziario locale e nisseno, e fu tra i protagonisti della battaglia, che portò all'istituzione del Tribunale di Gela, avvenuta il 10 gennaio 1991, alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.

E sempre sulle orme del padre, storico capogruppo della Democrazia Cristiana, la cui autorevolezza in tante occasioni portò i consiglieri del gruppo comunista ad unire i loro voti a quelli espressi dalle coalizioni politico-amministrative, di volta in volta, al governo della città, fu esponente di punta del raggruppamento che si rifaceva all'area politica del Sen. Saverio Damagio e, per alcuni anni, ricoprì il ruolo di vice segretario provinciale della Dc e, per un breve periodo, anche di Commissario del partito, a Gela.

Quello di Elio Leopardi, insomma, è stato un impegno a tutto tondo. E questo non fa che aumentare il rimpianto di familiari, amici e conoscenti.