Hospice, esempio di sanità che funziona. Docenza universitaria per Alario

Hospice, esempio di sanità che funziona. Docenza universitaria per Alario

La struttura dipartimentale Hospice Terapia del dolore ubicata al "Vittorio Emanuele III" di Gela, vedrà a breve raddoppiato il numero dei posti letto confermandosi il fiore all'occhiello dell'offerta ospedaliera non solo locale ma dell'intero comprensorio, anche domiciliare, sud provinciale.

Ed a testimoniarlo sono innanzitutto le grandi e numerosissime attestazioni di stima dei famigliari dei pazienti ricoverati in reparto, malati terminali e non solo, provenienti anche da altre realtà comprensoriali. Un reparto inaugurato nel 2013, dotato attualmente di 8 posti letto ordinari, più 2 in day hospital, con 3 medici, 5 infermieri e 3 operatori sociosanitari (Ooss) che vi operano. Un reparto già sotto organico e che con il raddoppio dei posti letto, potrebbe (dovrebbe, invero) essere implementato da nuovo ed ulteriore personale.
Una notizia che ci viene confermata direttamente dal responsabile della struttura, dott. Gianpaolo Alario (nella foto).

«Non lo dico io – afferma – ma sono i numeri a dire che le stanze sono sempre occupate e la regione ne ha dovuto prendere atto, approvando l'aumento del numero di posti letto fino a 20. Magari non all'inizio, ma nella fase avanzata il malato oncologico ha sempre dolore, a cui vanno aggiunti i pazienti con dolore cronico benigno.

E' quindi giusto curare il dolore come facciamo noi, mettendo a punto delle tecniche che sovente innovano, sperimentando anche nuove vie di intervento terapeutico, in ragione del fatto che ogni tecnica è pensata ed adottata a misura di ogni singolo paziente. Il dolore è spesso instabile per cui dopo una fase di titolazione iniziale, moduliamo ed adattiamo pian piano la farmacologia al paziente».

Una struttura, quella dell'Hospice e delle cure palliative che possiamo definire una creatura del dott. Alario ed il recente riconoscimento è rappresentato dall’insegnamento che l'università di Catania, facoltà di Medicina e Chirurgia, ha assegnato allo stesso nell'ambito del master universitario in terapia del dolore e cure palliative.

– Ce lo puoi raccontare?

«Sinceramente – dichiara – non me l'aspettavo, ma dal mio curriculum è piaciuto il mio percorso e pochi giorni fa mi è arrivata una telefonata dalla segreteria con cui mi comunicavano il tutto. Il master, diretto a studenti universitari, come a medici, specialisti, specializzandi, infermieri ed operatori del settore, si divide in una parte teorica in cui mi è stata attribuita la titolarità nell'insegnamento in fisiopatologia del dolore oncologico ed una parte pratica, in cui sulla base di una convenzione stipulata tra l'università etnea e l'asp nissena, i tirocinanti verranno nella struttura che dirigo al "Vittorio Emanuele III" di Gela. E' una cosa che ci gratifica e consegna un'immagine positiva della città».
Gela che diventa quindi un esempio di sanità che funziona in un periodo di emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo. In proposito, qual è il tuo giudizio, anche in veste di sindacalista, quale segretario provinciale Anpo-Ascoti-Fials Medici, in merito alla risposta che l'asp ha saputo fornire innanzi all'emergenza?

«Io non sono – precisa - uno di quelli a cui piace fare il fenomeno, da un lato enfatizzando teorie più o meno complottistiche, dall'altro criticando a più non posso ogni singolo intervento. Penso che di fronte ad un evento imprevisto può starci non farsi trovare perfettamente preparati. Per cui dico che la reazione c'è comunque stata, si può fare sempre meglio ma i percorsi covid sono stati fatti, si è organizzato un intero reparto di malattie infettive che deve rimanere tale oltre l'emergenza perché con l'enorme flusso d immigrati, alcune patologie come la tubercolosi sono tornate con veemenza. Importante è semmai la “fase due” in cui sul piano sanitario ed ospedaliero dobbiamo riorganizzarci, potenziando i servizi territoriali. Gela deve dare il suo contributo ad un comprensorio territoriale importante sul piano strategico oltre che demografico».

– Oltre a medico affermato nel suo campo, Gianpaolo Alario è profondo conoscitore politico perché uno che ha fatto e vissuto la politica sotto tutti i punti di vista, sia da militante che da dirigente di partito, senza esitare a metterci la faccia con le candidature alle amministrative. Al politico chiedo: allora cosa pensa dell'attuale amministrazione?

«La svolta, il salto di qualità e – sottolinea - il cambiamento, propugnati in campagna elettorale, non ci sono ancora stati. Chi governa la città dovrebbe far sentire a sua voce su alcune questioni come quella dei 33 milioni di euro. Poi i litigi interni non servono a nulla e non fanno il bene della città. Soprattutto, anche questa amministrazione si ostina nel concedere poco spazio, se non nulla, ai giovani. Chi mi conosce bene sa quanto Io tenga alla problematica giovanile che è stato da sempre un mio cavallo di battaglia. Per me i giovani sono il futuro ed occorre valorizzarli e sostenerli, evitando che si trasferiscano altrove».

– Ma il civismo ha fallito ed i partiti servono sempre e comunque?

«A livello locale – asserisce - non conta la forma, ma la sostanza. I partiti posso dare il loro contributo ma anche iniziative civiche possono degnamente farlo. Ciò che conta è il progetto. Un progetto di miglioramento della qualità della vita. Una contaminazione di idee positive, a prescindere se provengano da gruppi partitici o civici, può fare solo bene ed è ciò che è mancato finora, andando oltre slogan e proclami propagandistici».