Dubbi e perplessità sul covid-19 negli istituti comprensivi

Dubbi e perplessità sul covid-19 negli istituti comprensivi

Siamo nei giorni di ritorno degli studenti a scuola. 

Tenuto conto dell’alto rischio di contagio, da Covid-19, il loro ingresso a scuola pone, all’esterno, riflessioni, pareri, dubbi e perplessità, sui provvedimenti e le misure adottate dal ministero dell’Istruzione, quali: eliminazioni delle classi-pollaio; banchi monoposto con distanze prescritte l’uno dall’altro; obbligo di mascherina per gli allievi e tutto il personale in servizio; massima igiene nei locali scolastici; divieto assoluto di ingresso a scuola, ai non addetti ai lavori.

Ma per evitare un eventuale contagio a catena, è necessario che gli alunni – e anche tutto il personale in servizio a scuola – vengano sottoposti, ogni mattina, alla misurazione della temperatura corporea (sperando che sia inferiore a mm. 37,5).

E’ stato dato ai rispettivi genitori l’incarico di misurare la temperatura agli studenti (loro figli, la mattina prima di entrare a scuola).

Ma è opinione diffusa e condivisa che, i genitori anzidetti, per le loro piccole incombenze quotidiane,  tanto varie e diversificate (nella corsa a fare tante cose e di fretta) non riusciranno a misurare la temperatura ai loro figli prima di portarli o mandarli a scuola.

Ma quand’anche lo facessero, come può la Scuola fare affidamento alle famiglie su un incarico metodico, giornaliero, tanto delicato?  La Scuola si può fidare dei propri dipendenti. E, per evitare assembramenti e lungaggini, la persona che potrebbe misurare la temperatura agli alunni, all’ingresso nella classe è l’insegnante di turno, nella medesima classe, che avrebbe cura, giornalmente, di scrivere in un apposito registro le oscillazioni giornaliere della temperatura.

Qualcuno potrebbe obiettare che, misurare la temperatura corporea agli alunni, non è nel profilo, nello stato giuridico degli insegnanti: quindi non è di loro competenza.

Però, è la necessità di accertare – fin dall’ingresso in aula di tutti i ragazzi – la mancanza di sintomi da corona virus, che si manifestano con la febbre, ad imporlo.

Tale monitoraggio, sarebbe compito del medico assegnato all’Istituzione scolastica, coadiuvato da suoi collaboratori sanitari. Ma lasciato così com’è: – solo – come potrebbe misurare la temperatura all’ingresso degli alunni a scuola senza creare assembramenti? (Ove, si tenga conto, che ci sono istituzioni scolastiche con all’incirca 800 alunni, fino a 1.270 alunni, frequentanti, che oltre nella sede centrale frequentano la scuola in altri plessi scolastici nei quartieri di provenienza).

Il medico della scuola potrebbe essere una figura di valido appoggio a prevenire il contagio in ore scolastiche, fra  alunni e fra gli altri operatori scolastici, a ogni titolo. Ma non dovrebbe essere lasciato solo! Dovrebbe essere organizzato  in modo diverso, per potere fronteggiare l’insidiosa situazione pandemica in atto. 

Ma di questo, il ministro della Salute non  ha parlato (attenendosi solo ai provvedimenti in parte accennati) e lasciando la ministra Azzolina da sola – a fare da schermo dove confluiscono tutti gli attacchi – (in una situazione tanto complessa, imprevedibile, pericolosa, che potrebbe sfuggire di mano anche a persone di lunga esperienza, nel ramo).

Gela 14/9/2020