La vergogna del servizio di trasporto dei disabili

La vergogna del servizio di trasporto dei disabili

In piena zona rossa per covid, quello dell'interruzione del servizio di trasporto dei disabili è riuscito, suo malgrado, nell'impresa di prendersi la scena e dominare il dibattito politico lungo tutta la settimana, con accuse e controaccuse da una parte politica all'altra, dapprima in tutti i mezzi di informazione, per poi raggiungere il suo apice in consiglio comunale. 

«Il mondo della disabilità - ha dichiarato nel suo intervento in aula il portavoce della consulta dei disabili, avv. Livio Aliotta – ha subito e continua a subire un costante depauperamento dei servizi essenziali, aggravato oggi dalla grave pandemia che ci sta attanagliando. La mancanza dei centri diurni, le gravi carenze sanitarie, l'esistenza ancora oggi di barriere architettoniche sono criticità ataviche a cui si è aggiunto il problema del trasporto. 

Negli anni – ha proseguito – la politica ha espresso a parole grande sensibilità rispetto al tema, nel periodo di campagna elettorale. Tanti candidati a sindaco hanno espresso solidarietà e criticato le amministrazioni uscenti salvo poi gettare la spugna quando è toccato a loro agire.

Invitiamo, pertanto, a non strumentalizzare il tema e chiediamo un atto di indirizzo, in cui il civico consesso esprima una volontà comune e si prenda la responsabilità politico-amministrativa, nel tracciare un percorso univoco che faccia evitare il ripetersi di schizofreniche e contraddittorie interpretazioni a cui ci hanno costretto i funzionari, tra trasporto obbligatorio e gratuito da un lato e trasporto speciale e compartecipato dall’altro, categorie invero – ha concluso – non contemplate dalla legge che parla solo di trasporto pubblico».

Invito caduto nel vuoto: l’atto di indirizzo che le minoranze si erano prestate a presentare, infatti, on è stato accolto e quindi non è stato approvato dai consiglieri di maggioranza, alimentando il reiterarsi di accuse e controaccuse che finiscono col tradursi inevitabilmente proprio in quelle strumentalizzazioni politiche che la “Consulta” aveva chiesto di evitare. 

Una scelta quella della maggioranza, mal digerita da un’esponente storico della lotta dei diritti dei disabili, l’avv. Paolo Capici (nella foto): «ho provato grande rammarico e disgusto – ha confessato – per quanto verificatosi in consiglio comunale. Il sindaco ed i consiglieri che hanno bocciato l'atto di indirizzo hanno trasformato un tema sociale in un tema politico, manipolando la questione del trasporto in una questione “Aias”, dando retta a funzionari burocrati che continuano a fare il bello ed il cattivo tempo in questa città sul piano amministrativo.

I disabili – ha proseguito – hanno diritto non solo di andare all'Aias, ma come tutti i cittadini hanno diritto di uscire, per andare a lavoro o più semplicemente andare a prendere un caffè. Non esiste un trasporto speciale, né obbligatorio. Esiste un trasporto pubblico come abbiamo spiegato all'amministrazione e maggioranza a cui abbiamo inviato apposita documentazione. La disabilità, l'anzianità, la fragilità, non appartengono a nessun partito ma ai cittadini. Più che gli altri, a questo punto, dovrebbero essere coloro che governano questa città a vergognarsi. Sento la gente lamentarsi per l'acqua, la sporcizia, per tutto e sono riusciti a far interrompere dopo 3 anni un servizio sociale.

Il Comune deve adottare il sistema della rotazione dei funzionari perché non esiste in nessuna parte del mondo che funzionari rimangano per decenni nello stesso ufficio ed invece di proteggere e tutelare i cittadini bisognosi, non fanno altro che ostacolare le persone – ha concluso – gettando caos nelle famiglie che cercano solo i servizi previsti dalla legge».

Intanto, giunge notizia di una ripresa del trasporto da parte dell’Aias che si sostituisce ai cittadini a cui sarebbe dovuto andare il rimborso delle spese da parte del Comune. Rimborso che non c’è stato perché a richiederlo era direttamente l’Aias e non le famiglie interessate. Un inghippo che si sta provando a non prolungare oltremodo, sulla base della promessa comunale di emettere il rimborso delle spese di ben 4 mensilità.