Convegno al Majorana sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, con il contributo di esperti

Convegno al Majorana sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, con il contributo di esperti

Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne all’istituto Majorana di Gela (auditorium plesso “Enrico Fermi”), giovedì 25 novembre si è voluto offrire agli studenti un’occasione di riflessione su un fenomeno che purtroppo negli ultimi due anni per la pandemia da covid 19, si è inasprito, anche a causa della convivenza forzata e continuativa in famiglia, spesso nucleo all’interno del quale si consuma la tragedia.

L’aumento registrato per il 2021 è stato dell’8% e le vittime 103. 

Sono intervenuti come relatori Giovanna Zappulla, avvocata, Marco Rota, sostituto procuratore del Tribunale di Gela, Franco Lauria, psichiatra e già direttore del Dipartimento di Salute mentale di Gela, Nadia Gnoffo, avvocata, assessore comunale ai servizi sociali e all’istruzione. Vi hanno partecipato inoltre rappresentanti della società civile e militare, i club service, ecc. E’ intervenuto anche il sindaco Lucio Greco

Tra un intervento e l’altro è stato mostrato un video realizzato dagli studenti in collaborazione con le insegnanti Sonia Madonia e Milena Pizzo, vincitore del 2° posto al concorso nazionale “Nui vulimmu na speranza”. Con l’accompagnamento musicale della prof.ssa Pizzo  alunne ed alunni hanno eseguito due canzoni legate al tema: “l’amore rubato” e “Quello che le donne non dicono”. 

La dirigente della scuola, prof.ssa Carmelinda Bentivegna ha puntato l’attenzione sulla necessità di una riflessione corale sul fenomeno della violenza di genere che si manifesta sotto diverse forme, sia psicologica che fisica, per tentare di combatterlo.

«Riflettere insieme per prevenire, per educare i giovani, che sono il nostro futuro – ha detto –.  lavoriamo sulla loro formazione perché speriamo in una società migliore in cui non dovrà più esistere la differenza di genere, non si dovranno più calpestare i diritti umani e non riconoscere l’autonomia personale dell’altro». E poi rivolta agli alunni presenti (rappresentanti delle classi quinte; gli altri a distanza, in collegamento da remoto): «Crediamo in voi che sarete la società del domani». 

Il sindaco ha elogiato l’iniziativa della scuola che ha proposto momenti di confronto e di ascolto.  «Le istituzioni locali sono presenti sul territorio e vicine con fatti concreti a chi è vittima di violenza: sono attivi dei servizi con i quali l’amministrazione intende dare tutela e difesa alle donne, come ad esempio lo sportello istituito al comune dove è possibile trovare personale specializzato all’ascolto di problematiche legate alle violenze domestiche e maltrattamenti in famiglia, affinché nessuno – donne, minori, anziani – debba sentirsi solo».

L’avv. Giovanna Zappulla nel suo intervento ha ricostruito l’iter della normativa che nel tempo ha “regolato” la condizione della donna: partendo dall’articolo 144 (ormai abrogato ) del codice civile che equiparava la donna ad un oggetto è poi passata  ad esaminare l’articolo 145 per cui la donna viene considerata un soggetto bisognoso al quale il marito deve “somministrare” ciò di cui ha bisogno. Ha parlato poi dell’abominio del 559 sul reato di adulterio femminile e quello sul delitto d’onore e matrimonio riparatore. Ha sottolineato che solo nel 1975 con la riforma del diritto di famiglia c’è stata l’equiparazione civile tra uomo e donna e che l’attuale legge contro la violenza domestica e di genere – il codice rosso – prevede ben 4 tipi di reati.

«Il legislatore ha sempre modificato le leggi cercando di aiutare le donne oggetto di violenza – ha sottolineato l’avvocata – ma dall’altro non abbiamo strutture sufficienti perché queste donne siano incoraggiate come meritano ad andare avanti; lo stato e le norme si devono concentrare sulla donna, sulla sua capacità economica dopo la denuncia». Ha infine rivolto un appello alle studentesse presenti ad avere maggior rispetto di se stesse nei rapporti di coppia.

Il dott. Marco Rota, sostituto procuratore tribunale di Gela ha sottolineato che il legislatore nei casi di reati di violenza ha predisposto un sistema repressivo che con l’acuirsi di quella di genere è diventato preventivo, tramite le misure cautelari. Ha citato l’art. 752 del codice penale, relativo ai reati all’interno della famiglia che in contesti di sub-cultura non vengono riconosciuti come tali ma quasi ritenuti normali. Un testo che il magistrato ha definito astratto perché deve tener conto delle varie situazioni di sofferenza, sopraffazione e di violenza morale subite dalle vittime. 

Ha parlato del reato di stalking perpetrato da chi non si rassegna alla fine di una relazione e ha citato l’articolo 612 bis. Ha concluso soffermandosi sull’attività del magistrato, che consiste nel riflettere sulla realtà, su ciò che accade e perché, giungendo ad individuare nella fragilità ed insicurezza psicologica ed emotiva degli aggressori le cause scatenanti della violenza. Questa insicurezza – ha sottolineato – si può superare idealmente all’interno della famiglia ma spesso questa non ha gli strumenti necessari. Quindi la scuola svolge un ruolo fondamentale dove gli individui possono prendere coscienza del loro valore e ruolo sociale». 

Lo psichiatra Franco Lauria ha affermato che «dietro la violenza c’è la fragilità emotiva di chi l’ha subita a sua volta. Perciò è importante il ruolo della scuola che deve impartire l’educazione emotiva e sentimentale, sostituendosi alla famiglia che non esiste più. Diffuso è infatti l’analfabetismo emotivo e sentimentale che in questa società ha lasciato il posto all’educazione al narcisismo, all’amore verso se stessi. Non si è abituati all’altruismo ma all’egoismo. In un tale rapporto due persone narcisiste rimangono imprigionate in una dinamica emotiva ambivalente da cui entrambi non sanno più uscire. Non si comprende più il confine tra bene e male, ognuno è vittima e carnefice». 

L’assessore Gnoffo, da amministratrice, si è soffermata sull’importanza di fare rete tra le varie istituzioni per affrontare il fenomeno del femminicidio. 

«Come amministrazione ci stiamo muovendo in maniera preventiva mettendo in campo politiche che aiutino le donne a seguire un percorso di inserimento lavorativo.  La donna vittima di violenza ha spesso difficoltà a denunciare perché ha paura del domani, di non potersi mantenere. Le donne non devono sentirsi sole ma accompagnate e sostenute. Invito le ragazze a farsi rispettare e ad essere sicure di loro stesse e di non giustificare o minimizzare comportamenti anomali dei propri fidanzati. La violenza è frutto di analfabetismo emotivo e già da piccoli i bambini devono accettare i no. La scuola ha un ruolo fondamentale, tutto parte dai giovani per costruire una società migliore. Tutti devono collaborare, uomini e donne insieme, crescere con consapevolezza e lavorare su se stessi». 

La preside Bentivegna ha auspicato per la prossima edizione la partecipazione anche dei genitori degli alunni, che all’interno della famiglia svolgono lo stesso importante ruolo di educatori, alla pari, senza prevaricazioni.

(nella foto, da sinistra, il sindaco Lucio Greco, il magistrato Marco Rota, lo psichiatra Franco Lauria, la dirigente del Majorana Carmelinda Bentivegna, l'avv. Giovanna Zappulla e l'assessore all'Istruzione e Sevizi sociali al Comune di Gela, avv. Nadia Gnoffo).