Mancato rientro beni archeologici, l’associazione “Salviamo la bellezza” torna alla carica

Mancato rientro beni archeologici, l’associazione “Salviamo la bellezza” torna alla carica

Ottenere il ritorno al museo di Gela di migliaia di reperti prelevati dallo stesso e disseminati in altre sedi museali, è la grande battaglia dell'associazione culturale "Salviamo la bellezza", presieduta da Giorgia Turco, continuazione di un comitato di cittadini nato spontaneamente a tal fine nel 2018.

L'obiettivo è quello di recuperare il più possibile e farlo rientrare nel nuovo museo ampliato, nonché nel costruendo museo del mare all'interno di bosco littorio.

Si potrebbe obiettare che tali reperti farebbero bene a rimanere in musei aperti, anziché chiusi come quello locale. Ma i musei di cui si parla non sono musei italiani ed internazionali che potrebbero fungere da "consolati archeologici" della città di Gela e della sua storia. Si tratta perlopiù di musei a noi vicini, come Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, eccetera. Peraltro non mancano reperti di inestimabile valore, prelevati da Gela, destinati altrove e rimasti alla fine in deposito. Sicché, al danno si è aggiunta la beffa.

Peraltro, come ha ben spiegato in un video Filippo Pesce, «il trasferimento più consistente di materiali dal museo di Gela in altre sedi museali è stato fatto a beneficio del museo di Caltanissetta ed è avvenuto in tempi diversi». Un primo grosso quantitativo è stato trasferito nel 1971 prima e nel 1973 successivamente.

In tutto quasi un migliaio. Si tratta di «reperti provenienti da monte Puponia». Nel 1996, poi, «numerosi reperti provenienti dai siti archeologici del nord della provincia, vennero prelevati in larga parte direttamente dalle vetrine del museo di Gela, quindi già inventariati, catalogati ed esposti al pubblico. Cancellati in men che non si dica, il percorso e la funzione storico-didattica del museo gelese, rispondenti allo scopo di illustrare non solo la storia di Gela, ma anche di quelle porzioni dell'entroterra su cui Gela aveva esercitato la sua influenza politica.

La maggior parte di questi reperti finì direttamente nelle vetrine del museo di Caltanissetta». Anche in questo caso l’opera fu completata pochi anni dopo. Quello che rimaneva nel museo di Gela di questi siti, con l'aggiunta di ritrovamenti nel sito di Marianopoli, furono successivamente prelevati allo scadere del secolo, nel 1999. Identica sorte anche per altri reperti «provenienti dagli scavi del 2000, del 2010 e del 2011, relativi a ritrovamenti ricadenti nel borgo di Gela».

Come ha correttamente sostenuto, il maestro Giovanni Iudice «il rientro dei reperti archeologici al museo di Gela, significa ripristinare contesti storici, identitari ed etici. Oggi come oggi, secondo le linee guida internazionali volte, anzi, al rientro nei propri territori delle opere d'arte, nemmeno il Ministero dei Beni culturali sposterebbe il Martirio di San Matteo, di Caravaggio, dalla chiesa San Luigi dei francesi a San Pietro, per rispetto filologico e territoriale di un'intera comunità». Lo stesso Iudice ha sottolineato in un altro video dell'associazione, come molti reperti prelevati con la scuse di mostre o studi mai completati, non sono più rientrati. Per non parlare del museo di Caltanissetta che vede la luce di fatto solo grazie ai tantissimi reperti prelevati dal museo di Gela, nato a sua volta diversi anni prima e fondato, più precisamente, nel 1958, dall'archeologo Pietro Griffo, alla cui memoria è stato poi intitolato il museo di Agrigento.

In un altro video, il socio fondatore dell'associazione, Giuseppe Brugioni, fornisce un breve resoconto delle vicissitudini occorse al medagliere del museo locale, dopo il furto del 1973 ed un primo trasferimento, che doveva essere provvisorio, ad Agrigento. Alla fine della fiera, «in quello che oggi è presente al museo di Gela, paragonato al medagliere preesistente al furto, mancano diverse medaglie all'appello, veri e propri tesoretti, come quello di “Santa Caterina Villarmosa” che per certo è nelle disponibilità del museo di Agrigento, al pari di quello “bronzo”. Diventa necessario, insomma, una verifica grazie ad una revisione del deposito museale agrigentino, perché il forte sospetto è queste medaglie ed altri reperti di pregio sono stati “dimenticati” lì».

Per il prof. Nuccio Mulè, i reperti integri di valore che si sono portati via dal museo locale sono a centinaia, se non migliaia. Lo storico gelese ne stila una lista impressionante in un post su facebook. Lo stesso Mulè quantifica in 936 le cassette trasferite a Caltanissetta ed avverte sul pericolo che centinaia di reperti archeologici di valore, depositati nella sede di Bosco Littorio a Gela e di cui però non si sa più nulla, possano finire prima o poi, nuovamente, nelle grinfie nissene.