A tutela della sanità, Cgil e società civile a raccolta

A tutela della sanità, Cgil e società civile a raccolta

Mercoledì 21 e giovedì 22 giugno si terranno due sit-in mattutini davanti i nosocomi di Gela (il 21) e Caltanissetta (il 22) “a difesa della sanità”.

Ad organizzare la due giorni è la Cgil che ha coinvolto diverse anime del terzo settore e del volontariato. Diverse le associazioni che hanno ufficialmente aderito: Anpi, Arci, Assi Gela, Auser, Caltanissetta si cura, Casa del volontariato Gela, Centro di accoglienza Servirti, Confcommercio Caltanissetta-Gela, Diritto e donna, Farc&c, Federconsumatori, Fiab Gela, Fidapa Gela, Kiwanis Gela, Noi per la salute-Tina Anselmi, Procivis e Rete civica solidale. Ma anche vari comitati di quartiere nisseni, quali Balate-Pinzelli-San Marco, Due fontane, Gibil Habib, Mangialasagne, San Francesco Stazzone, San Luca, Santa Croce ed il comitato di quartiere gelese, San Giacomo. 

«E’ utile sottolineare – ha premesso la segretaria confederale Caltanissetta della Cgil, Rosanna Moncada, da noi contattata – che per giorno 24 giugno la Cgil ha organizzato una manifestazione sulla criticità del nostro sistema sanitario pubblico che è al collasso, specie alla luce della paventa autonomia differenziata.

Con queste due iniziative del 21 e 22 giugno – ha poi sottolineato - abbiamo voluto riportare la vertenza sul territorio perché riteniamo importantissimo e fondamentale mettere il punto su una situazione che vede il sistema sanitario pubblico sotto attacco, con una lesione del diritto alla sanità, avuto riguardo specie per le fasce più deboli, che va difeso.

Il coinvolgimento e l’adesione di tante associazioni, anche quelle – ha aggiunto - la cui mission non si concentra solamente sul tema sanitario, conferma un sensibilità diffusa nella cittadinanza verso una questione, a cui la Cgil sta dando priorità rispetto altre vertenze, perché il diritto alla salute ed alle cure va garantito a tutti ed in maniera eguale. Faremo – ha concluso - le nostre proposte per trovare le soluzioni immediate a favore di tutti i cittadini». 

Sono state fatte tante manifestazioni, invero, in concreto non sono servite a nulla. A constatarlo è anche il presidente della commissione consiliare permanente alla sanità, oltre che farmacista “Ufa” (per le chemioterapie) presso l’ospedale di Niscemi, Rosario Trainito (Fi): «L’importante – replica - è che servano a stimolare e non solo a gettare ulteriore fango sull’ospedale di Gela.

Nessuno disconosce le criticità del nostro ospedale, a partire dalle liste lunghe d’attesa, che è un problema nazionale dovuto alla carenza di medici, figlia della scelte del numero chiuso alle università e che mi porta a temere che da qui a 10 anni sarà anche peggio. 

Indubbiamente – continua – l’ospedale Vittorio Emanuele III ha bisogno di una manutenzione strutturale da fare nell’immediato, nonché intervenire sul pronto soccorso, che è il primo accesso sovente all’ospedale, potenziandolo nella struttura e migliorandolo nell’organizzazione.

Avere un’astanteria promiscua non è un semplice disagio, m un’autentica vergogna. Alcune cose però vanno pure spiegate. Per l’emodinamica il gelese è costretto ad andare a Caltanissetta perché il primario di allora, tanti anni fa, la rifiutò e non è semplice ora riparare, ma per il resto, ad esempio, l’Utic funziona bene, come altri reparti.

Insomma, esiste anche un ospedale che fornisce servizi ai pazienti e questo non deve essere sottaciuto, anzi va difeso. Qui a Niscemi si vantano di questo ospedale, dopo la ristrutturazione, come se fosse un policlinico. Infine, ci sono medici che quando vengono a lavorare a Gela, non se ne vanno più, vedi il dott. Condorelli, perché lavorano con serenità. Bisogna partire dal presupposto che i medici che vi lavorano devono essere i primi supporters dell’ospedale di Gela. Se non riescono a lavorare bene, se fanno turni massacranti e quant’altro, lo dicano apertamente, mettendolo in risalto».

C’è un però. E’ sempre un bene manifestare per cercare di ottenere i giusti servizi.

Ma c’è un distinguo da fare: Gela e Caltanissetta sul piano della tutela sanitaria-ospedaliera, non sono sullo stesso piano e non vengono trattate allo stesso modo. Non lo pensiamo solo noi, ma anche chi negli anni ne ha fatto un cavallo di battaglia: «Gela – ci conferma il coordinatore del Csag, Filippo Franzone, sempre pronto a battagliare per il diritto alla salute del gelese – ha 242 posti letto previsti, Caltanissetta 324; Gela ha 39 Unità operative, Caltanissetta 52; Gela ha una scopertura del personale e posti letto di circa il 50%, Caltanissetta di circa il 20%; Gela attende reparti come l’Utin da 14 anni, a Caltanissetta una volta individuato un reparto non si attende mai oltre i 12 mesi.

Tutto questo a fronte di un dato letteralmente capovolto: Gela ha 71.937 utenti dell’Asp. Caltanissetta 59.245. Una chiara e gravissima disparità di trattamento, sfavorevole per chi, invece, vanta oltre 12 mila utenti in più.

I medici, a Gela – continua – non vogliono venire a lavorare? La realtà è diversa. Succedono cose strane. Si diceva che non si potevano concorsi solo per Gela. Poi quando lo fanno, come il concorso per 33 medici solo per Gela, sbandierato per oltre un anno, espletato, con tanti partecipanti (alla faccia di blatera che a Gela non vuole venire nessuno), tarda per mesi nell’effettuare le assunzioni.

Nel frattempo, vista la grande richiesta di medici in tutta la nazione, i vincitori vanno altrove perché assunti in tempi ragionevoli. Come interpretare poi il conferimento di un incarico a due anestesisti a Caltanissetta per 6 mesi con un importo per l’Asp di quasi 197 mila euro e, nello stesso mese, tre incarichi di chirurgia generale per Gela, per un importo pari a quasi 18 mila euro? Per cui ci chiediamo: i medici a Gela non vogliono venire o non si vuole che vengano?

A Caltanissetta, dopo aver ottenuto l’Hub di II livello per il Sant’Elia, si mobilitano per il Policlinico, non per reale bisogno, ma per accentrare servizi – aggiunge –  di cui in pochi in quei luoghi hanno bisogno. Ovviamente per chiedere ciò bisogna placare ed avere come alleati i gelesi, facendo passare il Policlinico a Caltanissetta come un “affare” anche per Gela.

Un Policlinico ad 80 km poco differisce dall’averlo a Catania (100 km), per di più quello di Catania contiene già reparti specialistici di altissimo livello, essendo già il più grande della Sicilia. Col policlinico Gela avrà in cambio l’Asp? Falso. L’Asp di Catania non gestisce nessun ospedale del capoluogo (gli ospedali di Catania sono tutte Aziende ospedaliere), ma non per questo l’Asp è stata spostata ad Acireale, Misterbianco o Caltagirone.

Inoltre abbiamo prova dell’agire nisseno e se non possono destinare somme a Caltanissetta, li destineranno all’ospedale di San Cataldo e Mussomeli. Insomma, il Policlinico è un affare, si, ma non per i gelesi che sono destinati a migrare ancora per le giuste cure sanitarie.

Eppure – conclude – le manifestazioni a difesa della giusta sanità a Gela non sono mancate: Sit-In, Esposti. A proposito di esposti, quello presentato dai componenti del Csag per la mancata attivazione dell’Utin è stato archiviato dal Tribunale di Gela, quello presentato dal Comitato SOS Vittorio Emanuele Gela e sottoscritto da oltre 3.500 cittadini è stato spostato al Tribunale di Caltanissetta per competenza territoriale.

Mentre il primo sottoscritto da una decina di persone per archiviarlo è stata competenza gelese, per il secondo, mediaticamente più “vistoso” perché sottoscritto da 3.500 cittadini, è competenza territoriale di Caltanissetta?».