l’Editoriale/ Gela senza santi in paradiso e non solo

l’Editoriale/ Gela senza santi in paradiso e non solo

Ogni comunità ha bisogno di un uomo di riferimento, abbia o meno ruolo istituzionale non è determinante, ma deve possedere carisma e godere di grande credito, soprattutto a casa propria.

La storia ci ricorda che gli uomini di riferimento tendono a trasformarsi in uomini della provvidenza. Indossano il doppio petto blu invece che un pullover e la camicia sotto il jersey. Gela ha avuto alcuni uomini di riferimento che agli occhi del popolo hanno assunto, anche senza volerlo, il ruolo di uomini della provvidenza. E’ il caso, pressocché unico, di Salvatore Aldisio, Ministro della Repubblica e padre dell’Autonomia siciliana, al quale possiamo avvicinare, ma su un piano diverso, Paolo La Rosa, sindaco per un breve tempo, ma capopopolo per l’intera vita. 

Dopo Aldisio e La Rosa, sul podio, ma senza meriti, va deposto Rosario Crocetta, ex eurodeputato e Presidente regionale, uscito di scena fulmineamente, così come, tutto sommato, era salito al massimo soglio siciliano. Sotto il podio, a distanza di sicurezza, possiamo indicare Lillo Speziale, ex vice presidente della Regione siciliana. Sindaci carismatici non se ne ricordano, ma sindaci galantuomini sì; ignoriamo parlamentari regionali e nazionali capaci di trascinare l’opinione pubblica dalla loro parte carismatici erga omnes, a prescindere dalle qualità politiche, le attitudini e l’etica della responsabilità. Segnalarli non è conveniente, poiché si finisce con lo scrivere su una lavagna virtuale una lista manichea di buoni e cattivi. 

L’attualità ci lascia senza parole. Chi e come viene rappresentata Gela lo sa soltanto il Padreterno, ammesso che abbia a cuore la sorte della comunità in modo speciale. 

Questa mappa affrettata di uomini di riferimento ci racconta che Gela conta poco sia in campo regionale che nazionale, e che le ragioni ed i bisogni della città non dispongono di un tavolo autorevole nel quale trattare antiche necessità e urgenze sopravvenute. 

Per avere una idea di quanto ha perso la comunità a causa dei limiti delle sue figure di riferimento e delle motivazioni che hanno provocato tale perdita in misura esorbitante occorre trasferire la questione su un piano più ampio e abbandonare la comunità locale. 

Nella tessitura complessa delle comunità umane, si snodano le figure di riferimento che, con il loro carisma e la loro autorevolezza, si ergono come pilastri intorno ai quali si costruisce il senso di identità e di guida. Questi individui, ben lungi dall'essere designati ufficialmente, incarnano un'aura di leadership che non si esaurisce nei confini di una carica istituzionale. Essi sono i custodi del tessuto sociale, i catalizzatori del cambiamento e i punti di riferimento per orientare le dinamiche della comunità.

Il primo ruolo, quello del "uomo di riferimento", si distingue per la sua capacità di attrarre l'attenzione e il rispetto degli altri attraverso la sua autenticità e competenza. Questi individui incarnano un equilibrio tra saggezza e umiltà, agendo come faro per coloro che li circondano senza mai imporre la propria volontà. Come affermava Antoine de Saint-Exupéry, "Il vero amore comincia là dove finisce il controllo, dove c'è un abbandono totale della persona conoscente." Questi uomini e donne di riferimento agiscono come guide consapevoli, ma non dominanti, ispirando fiducia e motivazione nei confronti degli altri.

Dall'altra parte dello spettro, si staglia l'ombra dell'uomo della provvidenza. Questa figura, sebbene possa condividere alcune caratteristiche superficiali con l'uomo di riferimento, si distingue per la sua tendenza a monopolizzare il potere e a imporre la propria volontà senza rispettare il consenso e la diversità di opinioni. Come avverte Lord Acton, "Il potere tende a corrompere, e il potere assoluto corrompe assolutamente." L'uomo della provvidenza si erige come il dispensatore unilaterale delle decisioni, relegando gli altri membri della comunità a meri spettatori delle proprie azioni.

Ciò che differenzia profondamente questi due ruoli è la natura della relazione che essi instaurano con la comunità stessa. Mentre l'uomo di riferimento si adagia sulle fondamenta della fiducia reciproca e del rispetto reciproco, l'uomo della provvidenza si innalza su un piedistallo di autorità autoconferita, minando così la stessa base su cui dovrebbe fondarsi la solidarietà comunitaria.

In conclusione, la distinzione tra l'uomo di riferimento e l'uomo della provvidenza risiede nella sottile differenza tra guida e dominio, tra leadership condivisa e autoritarismo. Nelle parole di Nelson Mandela, "Un vero leader deve essere disposto a sacrificare la propria comodità per il bene della sua gente." In ultima analisi, la vera grandezza di un individuo risiede non solo nel modo in cui si innalza al di sopra degli altri, ma anche nel modo in cui li solleva insieme a sé, verso orizzonti di prosperità e armonia condivisa.

Formulare a proposito di Gela una diagnosi di minorità a causa dell’assenza di “guide” e condottieri, sulla base di queste considerazioni, è corretto? Altrove non va meglio. Giusto, ma le eccezioni non sono legate solo alla buona sorte ed alla cattiva sorte. Una comunità deve sentirsi erede di una storia, qualunque essa sia. Se Gela non vanta leader in grado di istituire un tavolo che discute bisogni e urgenze, le ragioni non passano sulla testa dei suoi cittadini. Una coscienza critica è utile. 

La politica italiana (nella quale Gela respira…), come molte altre democrazie repubblicane, è caratterizzata da una frammentazione dei riferimenti politici, con ogni schieramento che presenta i propri uomini e donne di spicco. Questa situazione, che si è consolidata nel corso degli ultimi decenni, ha portato spesso a una percezione di rappresentanza esclusiva da parte dei singoli partiti politici, con conseguente difficoltà da parte dei cittadini di identificarsi con figure di altre fazioni.

Questa polarizzazione politica può riflettersi anche sulla figura dell'uomo di riferimento. Coloro che si identificano con un certo partito tendono a guardare principalmente ai leader di quel partito come i loro punti di riferimento, mentre gli altri vengono visti con sospetto o addirittura ignorati. Questo fenomeno, noto come "tribalismo politico", può ostacolare la collaborazione e il dialogo tra le diverse fazioni e limitare la capacità di trovare soluzioni condivise ai problemi comuni.

Tuttavia, è importante notare che in una democrazia pluralistica, la diversità di opinioni e di punti di vista è una risorsa preziosa. Mentre può essere naturale sentirsi più vicini ai leader del proprio schieramento politico, è fondamentale essere aperti al dialogo e alla collaborazione con individui provenienti da altre prospettive. Come sottolineava il filosofo John Stuart Mill, "La vera tolleranza consiste nel rispettare coloro che disapproviamo profondamente". Questo atteggiamento di apertura e rispetto reciproco è essenziale per il funzionamento sano di una democrazia.

Inoltre, è importante considerare che il concetto di "uomo di riferimento" non si limita necessariamente alla sfera politica. Esistono molte altre figure influenti nella società, come intellettuali, artisti, imprenditori e attivisti, che possono agire da punti di riferimento per una vasta gamma di persone al di là delle divisioni politiche. Queste figure possono offrire alternative e prospettive diverse rispetto ai leader politici tradizionali, contribuendo così a arricchire il dibattito pubblico e a promuovere una maggiore comprensione reciproca.

In conclusione, sebbene la polarizzazione politica possa rendere più difficile per i cittadini identificarsi con leader di schieramenti diversi da quelli che sostengono, è importante mantenere un atteggiamento aperto e inclusivo verso le diverse opinioni e prospettive. Solo attraverso il dialogo e la collaborazione tra le diverse fazioni politiche e le varie figure di riferimento nella società, si può sperare di affrontare con successo le sfide comuni e costruire un futuro migliore per tutti.

Da almeno due decenni l'elettorato italiano si mostra più flessibile, facendo anche delle autentiche rivoluzioni, come provano i successi (e insuccessi) di Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Beppe Grillo, (la performance di Grillo ha avuto un clamoroso reverberi a Gela con l’elezione di un sindaco pentastellato) Matteo Salvini e, da ultimo, Giorgia Meloni, figure politiche considerate "anti-establishment". Questo fenomeno è iniziato con Silvio Berlusconi, il magnate dei media che ha fondato Forza Italia negli anni '90, ed ha raccolto l’eredità di alcuni partiti storici, come la Dc, il Psi e schieramenti di centro. Allo stesso modo, Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle hanno rappresentato un'altra svolta significativa nel panorama politico italiano.

Il Movimento è riuscito a mobilitare un ampio seguito e a ottenere un risultato sorprendente nelle elezioni del 2013, diventando una forza politica di primo piano nel paese. Successivamente, Matteo Salvini e la Lega hanno capitalizzato sull'insoddisfazione diffusa riguardo all'immigrazione e alla crisi economica, emergendo come una delle principali forze politiche in Italia. Il loro nazionalismo e la loro retorica anti-immigrazione hanno trovato un forte sostegno tra gli elettori, facendo della Lega alle elezioni europee del 2019 un attore chiave nella politica italiana. Più recentemente, Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia hanno utilizzato l'ascesa del nazionalismo e l'insoddisfazione crescente verso l'Unione Europea e l'immigrazione. 

Queste tendenze si sono riprodotte, su scala minore a Gela, dove tuttavia non sono emerse figure esterne alle tradizionali famiglie politiche locali. La ventata di novità che sarebbe potuto arrivare dal civismo è apparsa alla luce degli eventi politici recenti, un’occasione mancata per rompere la tendenza alla cooptazione.