Scuola, com'è lunga la strada per l'insegnamento

Scuola, com'è lunga la strada per l'insegnamento

Sono stati parecchi i docenti gelesi che questa settimana, nell’istituto privato Verga di Vittoria, hanno sostenuto l’esame per conseguire l’ennesimo Master che dà i tre punti in graduatoria.

Quello della scuola è ormai da tempo un mestiere a cui si arriva facendo una raccolta infinita di titoli, oltre a quello di base per accedere alle graduatorie, con un investimento economico non indifferente. Ormai abolito il limite massimo di Master e Corsi di specializzazione da valutare, per cui la “spesa” per tasse da destinare a Università private è diventa infinita. I costi di tali corsi? Intorno a 500 euro.
La Scuola, nonostante in tanti ne lamentino la precarietà e la criticità del lavoro d'insegnamento, sottopagato, continua ad essere l’occupazione professionale più desiderata per molti laureati, specie donne. Un impegno che una volta lasciava tanto tempo libero e non costringeva a dipendenze gerarchiche fastidiose, ma da quando è stata approvata la legge 105/2017 della Buona Scuola le cose sono molto cambiate. Intensificate le attività funzionali all’insegnamento e cambiati i rapporti con i dirigenti, che hanno ormai poteri ampliati e discrezionali, diventati i leader del team educativo dell'istituto.


Ma nella Scuola c’è anche chi viene assunto per non fare nulla. Sono gli insegnanti del “potenziamento”, ridotti a tappabuchi, assunti per stare a disposizione 18 ore a settimana, senza un progetto, senza un posto né compiti precisi. Questi ultimi sono i docenti assunti con fase C. Sì, perché le assunzioni con la “Buona Scuola” sono avvenute in tre fasi: tutte da Gae, graduatorie ad esaurimento, che dovevano essere svuotate completamente, secondo l’annuncio di Renzi, ma così poi non è stato per tutte le classi di concorso.

La Buona Scuola ha provocato una sorta di emigrazione forzata di tanti precari della Scuola da Sud a Nord. Centinaia gli insegnanti nisseni che hanno lasciato le proprie case e le proprie famiglie per andare a prendere la cattedra a tempo indeterminato, a loro assegnata con una sorta una sorta di "roulette" del cervellone informatico dell'algoritmo.


Ciò ha provocato numerosi ricorsi, oltre che la presentazione di domande di assegnazioni provvisorie, nell’attesa di un trasferimento.
«Le assegnazioni e i trasferimenti – ha detto Emanuele Caci, segretario della Cisl-Scuola di Caltanissetta – sono ancora possibili nella nostra provincia per gli insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori, ma nell’Infanzia e nella Primaria non vi sono più posti».


Ma quali sono i numeri dell’assunzione nella provincia nissena?
Secondo i dati comunicati da Caci sono stati 138 gli insegnanti assunti all’inizio dell’anno scolastico 2017/2018. Di questi nessuno ha riguardato la scuola dell’Infanzia nel posto comune, invece 2 sono andati a Infanzia sostegno. Per le Primarie posto comune vi sono state solo 8 assunzioni a tempro indeterminato, e 13 su Sostegno. Il numero più considerevole ha riguardato le assunzioni nella Scuola media superiore, ben 64 insegnanti (17 su Sostengo). Nella Scuola media inferiore vi sono state 32 assunzioni su posto comune e 13 su Sostegno.


Chi è stato assunto al Nord ha liberato i posti delle supplenze a tempo determinato, che sono andate ai precari delle seconde e terze fasce delle graduatorie. Il cervellone ha allontanato chi era in Gae, costretto a prendere il posto fisso al Nord, e chi è in terza fascia lavora tranquillamente al Sud.

«Questo – ha aggiunto Caci – si è verificato principalmente nelle materie letterarie, ma anche Inglese, e nel Sostegno, classe di concorso in cui si è lavorato con gli incroci dalle graduatorie di seconda e terza fascia, anche senza titolo di specializzazione».


Una tornata gigantesca di trasferimenti tra l’altro ha fatto piombare l’inizio dell’anno scolastico 2016/2017 in una confusione totale, con girandole di docenti, ritardi spaventosi nelle nomine, classi scoperte fino a dicembre.
La scorsa settimana è stato emesso il primo dei tre bandi di concorso, quello aperto a chi è già abilitato all’insegnamento.

Un secondo bando, di successiva emanazione, riguarderà chi insegna da tre anni come precario nelle scuole. Poi partiranno i nuovi concorsi ordinari per laureati, i cui vincitori saranno immessi in percorsi triennali di formazione (Fit) con prova finale di valutazione che dà accesso, in caso di superamento positivo, alla definitiva immissione in ruolo.
Dopo la Sissis e il Tfa, strade costose e faticose percorse nel passato per ottenere l’abilitazione e per accedere rispettivamente alle prime e alle seconde fasce di abilitazione, ora arriva il Fit che dovrebbe permettere direttamente l’assunzione. Una strada sempre più irta per diventare insegnanti, considerando il fatto che non esisterà più, per chi si laurea da quest’anno in poi, la possibilità di accedere in alcun modo alle graduatorie. Ormai l’ultima possibilità si è avuta nel luglio del 2017, quando sono state riaperte per l’ultima volta le graduatorie.

Nello stesso periodo sono arrivati anche i 24 crediti formativi universitari obbligatori in discipline antropo-psico-pedagogiche ed in metodologie e tecnologie didattiche, validi come requisito di accesso al Concorso 2018 per coloro che non hanno mai insegnato. Chi ha già sostenuto tali esami deve farseli riconoscere pagando una marca da bollo di 200 euro all’Università. Chi non ha tali materie può acquistarle a 500 euro presso una università privata, sempre riconosciuta dal Miur. In poche parole più che la preparazione si richiede la possibilità di tirare fuori i soldi per avere il certificato con i famosi crediti.


Ma quanti posti vi saranno nella provincia nissena per i candidati al prossimo concorso?
«Dipende dai pensionamenti. Essi – ha detto ancora il segretario della Cisl-Scuola, Caci – hanno riguardato 30 la scuola Primaria, 15 quella dell’Infanzia, 70 gli Ata, 39 le scuole superiori, 40 le suole medie inferiori, e un dirigente scolastico».

Questi sono anche giorni caldi per chi un posto ce l’ha e rischia di perderlo. Stiamo parlando dei "vecchi diplomati magistrale", il cui titolo è stato considerato abilitante grazie ai tanti ricorsi portati avanti da avvocati agguerriti della Scuola. Molto di coloro che avevano conseguito il titolo entro il 2001/2001 hanno avuto accesso in Gae e poi l’immissione in ruolo, scavalcando chi ha conseguito la Laurea in Scienze della Formazione Primaria, che dà accesso solo alle seconde fasce. L’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato lo scorso 15 novembre ha negato il diritto dei docenti Magistrale all'inserimento nelle Graduatorie a Esaurimento. Da allora è partita la lotta contro “il più grande licenziamento di massa di tutti i tempi”.


«Vi è una continua interlocuzione del nostro sindacato con il Ministero. In tantissimi – ha detto in conclusione Caci – rischiano il licenziamento e la trasformazione del contratto a tempo indeterminato in determinato. Una strada molto ardua, ma non demordiamo».


Studio, investimenti economici, supplenze, titoli, punti, graduatorie. Calcoli infiniti per arrivare ad una cattedra. E poi le leggi sulla scuola. Tante, e ogni ministro dell'Istruzione che si è avvicendato ha portato delle rivoluzioni, mettendo a repentaglio ciò che si era costruito per arrivare a svolgere un mestiere il cui contratto è fermo da nove anni.