La matita magica del gelese Francesco Savatta

La matita magica del gelese Francesco Savatta

Non ha ancora la fama di Giovanni Iudici, tanto per non allontanarci troppo da Gela, ma Francesco Savatta (nella foto) artista gelese ancora poco conosciuto al grande pubblico e alla critica specializzata, mostra una grande bravura nel disegno a matita su carta.

Se è vero che nessuno è profeta in patria, l’ultimo riconoscimento che gli è stato attribuito arriva da lontano, esattamente dall’Abruzzo, dove una sua opera è stata selezionata per la mostra inaugurata il 25 aprile ad Ortona, dove ogni anno viene attribuito il premio nazionale di pittura intitolato all’artista di grande fama Basilio Cascella, pittore italiano attivo dalla fine del 19° secolo alla metà del 20°, nato a Pescara nel 1860 e morto a Roma nel 1950.

Si tratta di un premio importante, di pittura e fotografia organizzato da 62 anni, quest’anno intitolato “La ribellione”, che verrà attributo al termine della mostra il 31 maggio alla Torre della Loggia della cittadina rivierasca. La sua opera insieme a quelle degli altri finalisti sarà inserita in una catalogo curato dalla galleria organizzatrice del premio.
L’importanza del riconoscimento è dimostrata dai numeri: su 500 opere presentate ne sono state selezionate solo 16 e quella di Savatta, denominata “Fragilità” (matita su carta, cm. 60x40) , è tra queste.

«Ho iniziato a disegnare sin da bambino – ci dice l’artista – per sei anni, dagli 11 ai 17, ho frequentato la scuola di disegno a Macchitella, del dopo-lavoro Anic, sotto la guida del maestro De Vita. Il disegno è sempre stata la mia passione, che ho dovuto trascurare per gli impegni di studio, la scuola superiore prima e l’università dopo, per conseguire la laurea in giurisprudenza. Ma tra un impegno e l’altro non ho mai abbandonato la matita e ogni qual volta ho tratto ispirazione da qualcosa o qualcuno ho sentito la necessità di esprimere le mie sensazioni sul foglio di carta».

Da vent’anni coltiva la passione per l’arte del disegno; oggi 46enne, sposato e padre di due figli, con un lavoro alla procura nella polizia giudiziaria, vanta la partecipazione a diverse mostre. La sua prima personale risale al 2011 allestita alla Galleria Rossini, nel 2012 ha partecipato ad una collettiva a Bologna nella galleria Spazio San Giorgio, nel 2013 al museo di Gela in occasione della manifestazione “Primavera dell’arte” ed infine nel 2014 in una mostra che aveva come tema la donna. Nei suoi primi lavori ha tratto spunto dall’osservazione della realtà di ogni giorno. Si può quindi parlare di tendenza artistica verso l’iper-realismo. Poi, con la maturità, è subentrato l’amore per l’arte concettuale e l’oggetto della sua arte si è raffinato, orientandosi verso il surreale.

«Questa scelta artistica verso il surreale nasce dall’esigenza di rappresentare la realtà che mi circonda guardandola con uno sguardo più limpido e puro – spiega Savatta – . Credo che nel rappresentare contesti difficili l’arte riesca a dare il meglio di sé. Non è un fuggire dalla realtà, ma è un modo di vederla con occhi diversi, per cercare di migliorarla, mostrandone tutte le sue sfaccettature. Amo la mia città, dalla sua realtà traggo gli spunti per i miei disegni; mi piace viverci, nonostante le sue mille contraddizioni e le sue problematiche».