Clementino, con lui il primo tentativo di “riordinare” il territorio

Clementino, con lui il primo tentativo di “riordinare” il territorio

Carattere forte, a volte anche spigoloso, Aldo Clementino (nella foto) è stato, fino alla metà del 1976, un personaggio di primissimo piano della vita politica ed amministrativa della nostra città.


Avvocato civilista e docente di Diritto, Clementino, cattolico praticante, mosse i suoi primi passi nel mondo politico tra la fine degli Anni '50 e l'inizio degli Anni '60, quando era ancora studente universitario, per poi divenire consigliere comunale della Democrazia Cristiana.
Raggiunse l'apice del successo personale e politico nel 1972, quando succedente, nella carica di Primo Cittadino, al dott. Gaetano Battaglia, anche lui democristiano.

Fu in quegli anni, dopo un lunghissimo oblio, che si cominciò ad affrontare l'argomento, che negli anni successivi avrebbe tenuto banco in città: la redazione ed approvazione del Piano regolatore generale, attraverso cui si sarebbe potuta risanare la vasta zona nord della città, comprendente i quartieri Carrubbazza, Baracche, e Sant'Ippolito, interessati dalle prime forme di abusivismo edilizio.
Clementino, che era legato da vincoli di amicizia all'on. Attilio Ruffini (negli anni successivi divenuto ministro della Difesa), volendo puntare al meglio si rivolse al suo entourage, che gli segnalò un docente universitario, il prof. Manfredi Nicoletti, al quale venne conferito l'incarico di redigere il nuovo strumento urbanistico generale ed i relativi piani particolareggiati.

Nella nostra città, purtroppo, sono stati in tanti a remare contro per impedire una crescita razionale del tessuto urbano. Ed il sogno di vedere quartieri dotati di opere di urbanizzazione primaria (reti idrica e fognante) e secondaria (strade, piazze, illuminazione e verde pubblico) è svanito nel nulla!
Aldo Clementino pensò di sfruttare al meglio l’enorme notorietà che gliene derivò. Così chiese ed ottenne la candidatura all'Ars, senza però riuscire nell'impresa.
Nel frattempo, si era dovuto dimettere dalla carica di sindaco. Determinando, seppur involontariamente, la rottura dei già difficili equilibri in seno al gruppo consiliare democristiano.

L'occasione venne sfruttata dal maggiore partito di opposizione, il Pci, i cui dirigenti seppero assecondare le aspirazioni di un altro democristiano, il dott. Giovanni Lopes, che, nel mese di settembre, divenne capo di un'amministrazione non maggioritaria (20 voti su 40), di cui facevano parte anche esponenti del Psi e del Psdi, nonché il geom. Rosario Robilatte, altro dissidente Dc.
Verosimilmente nauseato da quegli eventi, Aldo Clementino abbandonò la politica. E ne aveva ben donde.