Sfiducia, dimissioni, dissesto. In aula giù la maschera tutti!

Sfiducia, dimissioni, dissesto. In aula giù la maschera tutti!

Oltre un mese fa, una maggioranza trasversale in consiglio comunale ha deciso di rinviare la mozione di sfiducia di ben quaranta giorni, al fine di dare tempo all’amministrazione per predisporre gli strumenti finanziari richiesti onde evitare il dissesto.

Non ci abbiamo mai creduto fino in fondo, ma così ci hanno pubblicamente riferito. Documento essenziale, in particolare, è il rendiconto consuntivo, da cui si può evincere il disavanzo sulla base del quale costruire il piano di riequilibrio, altrimenti detto “predissesto”. Sulla base di ciò, la mozione di sfiducia è stata fissata per il pomeriggio del prossimo lunedì 12 giugno.

Mentre stiamo per andare in stampa, però, una fonte attendibile ci assicura che sul tavolo della presidenza non è ancora pervenuto alcun rendiconto. Dovesse arrivare nelle ore successive, il presidente dell’assise civica, Totò Sammito, dovrebbe inviarlo alla commissione bilancio e poi convocare la seduta.

Pressocché impossibile convocarla per lunedì mattina (come fu per il Pef rifiuti). Ne consegue che si approda in consiglio comunale per la sfiducia, lunedì pomeriggio, senza rendiconto consuntivo. E senza rendiconto consuntivo si è anche l’indomani, mercoledì 13 giugno, ultimo giorno utile per aderire al piano di riequilibrio: ma come si fa ad aderire ad un piano di riequilibrio senza un consuntivo peraltro riferibile a due anni prima l’esercizio in corso?

La stessa segretaria generale, dott.ssa Carolina Ferro, ha infatti affermato in aula che il termine del 14 giugno, entro cui inviare alla Corte dei conti l’adesione del comune di Gela al predissesto, già posticipato di un mese, sarebbe stato stavolta perentorio, cioè non più procrastinabile.

Nell’ultima seduta dedicata alle interrogazioni, nel ritirare la propria, non a caso il capogruppo di “Una buona idea”, Davide Sincero, ha ricordato al presidente Sammito, approfittando della presenza per l’amministrazione, degli assessori Liardi, Morselli e Caruso, che si continua ad andare avanti senza gli atti finanziari. Come dire: non è appoggio esterno, saremo pure responsabili, ci accolliamo persino l’accusa di fare da stampella, ma portare in braccio fino al termine del mandato il sindaco Lucio Greco comincia a diventare un peso troppo gravoso ed oneroso. Noi, almeno, la interpretiamo così. 

In effetti, il tempo a disposizione è trascorso. In occasione del rinvio della sfiducia, oltre a dichiarazioni pubbliche in aula, ci sono registrazioni video in cui si è giustificato il rinvio perché non si trattava di sfiduciare il sindaco, ma un’intera città, a cui doveva essere concessa l’occasione di evitare il default. Lo stesso primo cittadino ebbe a dichiarare ai microfoni che in assenza di strumenti finanziari prodotti, si sarebbe dimesso, perché con l’avvento del dissesto, a quel punto era giusto che a gestirlo fosse un commissario nominato dalla Regione siciliana.

Ebbene, a meno di cento ore dalla scadenza, non c’è manco l’ombra del rendiconto in consiglio comunale. L’ordinanza della Corte dei conti lasciava chiaramente intendere che il piano di riequilibrio doveva basarsi sul disavanzo riscontrato nel rendiconto precedente l’esercizio in corso e, quindi, il rendiconto 2022. In consiglio comunale non c’è traccia manco del rendiconto 2021, bloccato in giunta dai veti del collegio dei revisori dei conti, organo a garanzia di un consiglio comunale che si sta letteralmente impiccando da solo. 

La situazione è grottesca. In assenza di rendiconto, i consiglieri dovrebbero non sfiduciare il sindaco (evitando l’interruzione del mandato per tutti) ed aderire eventualmente ad un piano di riequilibrio costruito su un disavanzo di due anni fa, accertato da un rendiconto approvato solo dalla giunta ma non anche dallo stesso consiglio.

Significherebbe aprire di fatto le porte al dissesto e rischiare seriamente lo scioglimento per mancata approvazione del bilancio 2022, dovendo quest’ultimo essere sostituito dal rendiconto 2021.

A meno di assumere l’iniziativa e deliberare la dichiarazione di dissesto, in assenza per ben due anni dei documenti contabili (Rendiconto e Bilancio) mai pervenuti in aula. Tanto valeva allora, sfiduciare il sindaco e tagliare corto, mettendo la parola fine ad una sceneggiata che va avanti per oltre un anno, oramai.

Insomma, se non è giunta l’ora della verità, la settimana prossima vedrà qualcuno gettare la maschera. Dovrebbero farlo tutti, invero, perché saggezza politica, quella sconosciuta in questo martoriato lembo di terra, consiglierebbe che proseguire questa pantomima fino alle elezioni, non porterebbe giovamento a nessuno.

Sarebbe come infilarsi a testa bassa in un tunnel, al buio ed in perenne apnea. Perché a queste condizioni, il dissesto è molto più di una mera eventualità. Un qualcosa che rode dentro specie a coloro, tra cui chi scrive, che pensano ancora oggi che questo comune non era a rischio default, c’è andato piano piano e ci sta finendo dentro per pura e cristallina incompetenza, corredata da ignorante supponenza.