2023, l’anno del disastro

2023, l’anno del disastro

Il 2023 sarà ricordato come un “annus horribilis” della storia repubblicana di questa città.

Un anno che ha rappresentato il culmine di un’esperienza politico-amministrativa nel complesso inesorabilmente inconcludente ed ineluttabilmente tracimata nel disastro. Il default finanziario ha di fatto tolto ogni velo di ipocrisia dietro il quale si celava ancora il volto senza rossore di un default organizzativo, burocratico e politico in atto già da tempo. 

Un anno in cui si è anche sfiorata la seconda sfiducia consecutiva ad un sindaco, che per evitarla ha fatto finta di dimettersi, per poi puntualmente rientrare nei ranghi ed irrazionalmente promettere nuove dimissioni per un dissesto di cui ribadisce al contempo di non avere alcune responsabilità.

Un anno in cui tutti i nodi sono venuti al pettine. Del resto, quando erodi una maggioranza consistente, quando fuggono dirigenti che altrove lavorano e raggiungono risultati, quando ti scappa di mano la supervisione dei conti comunali, quando fai da spettatore al depauperamento dell’ospedale cittadino, quando resti impassibile alle sberle sui definanziamenti, quando l’acqua rimane potabile ma non bevibile, quando il porto è ancora insabbiato, quando la città è rimasta sporca con proroghe tecniche a chi faceva il minimo indispensabile, quando fai terra bruciata attorno a te anche con altri sindaci all’interno dei consorzi, asserire che è stata sempre e solo colpa degli altri, è come disquisire sul sesso degli angeli. 

L’amministrazione retta da Lucio Greco, eletto nella primavera del 2019, ha dovuto affrontare la gestione di una città che, indiscutibilmente, versava in cattive condizioni. La lascia, altrettanto indubitabilmente, in condizioni pessime. E’ riuscito nell’impervia impresa di peggiorare la scadente situazione ereditata. Ciò, nonostante la ventata di pulizia che sta soffiando in queste ultime settimane, da quando l’Impianti Srr ha rilevato dalla Tekra la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani. Anticipata da una pulizia straordinaria in alcuni quartieri.

Altri rimangono ancora sporchi. Alcune discariche riemergono il giorno dopo, in assenza di controlli preventivi ed eclatanti provvedimenti sanzionatori successivi, che fungano da deterrenti. Sale però la differenziata ed è un dato positivo.  Il sindaco esulta per il risultato raggiunto e per aver cacciato la Tekra come promesso in campagna elettorale. La storia ci ricorda però che Lucio Greco non voleva la gestione della società in house della Srr ed ha reiterato le proroghe tecniche alla Tekra fino ad arrendersi all’evidenza. Non lo diciamo noi, ma le cronache. 

Idilliaco addirittura il rapporto con Caltaqua, contro cui aveva promesso tuoni e fulmini. Dalla spettacolare telefonata di rimbrotto con cui ha esordito ad inizio mandato, alla stretta di mano con cui è solito accogliere educatamente nella sua stanza a palazzo di città il dirigente di turno del gestore del servizio idrico integrato, il passaggio è avvenuto in men che non si dica.

L’erogazione, non foss’altro che per inerzia, è leggermente migliorata durante le altre stagioni, ma continua a prestare il fianco nella stagione estiva, con interruzioni ripetute e, in alcune zone, ancora lunghe pause. Nessuno, nemmeno per disperazione, beve l’acqua dal rubinetto. Intanto, trascorso anche questo mandato, la frazione di Manfria rimane senza rete fognaria. Per le zone non servite dalla rete idrica, la giunta si vede “costretta” a deliberare un costo triplicato a carico degli utenti, mentre il consiglio comunale non ne vuole sapere di approvarlo.

Anche l’eredità raccolta dal sindaco a livello sanitario ed ospedaliero era già allarmante. Il nosocomio gelese arrancava. Oggi è in agonia. Durante questo mandato si è assistito ad un assalto alla diligenza. L’ospedale è stato letteralmente spogliato nei servizi, con reparti chiusi o mai aperti, per carenza di medici.

Buchi vistosi nella pianta organica, medici ed operatori quasi eroici nel provare con tutte le forze a mettere una pezza qua, una pezza là. Specie in periodo di pandemia dove tutte le criticità sono state inevitabilmente enfatizzate uscendo allo scoperto. In tutto questo, il sindaco non ha grandi competenze operative, ma non può decidere di non avere voce in capitolo. Quasi impotente, spudoratamente commissariato da un patto elettorale con una forza politica alleata, per gran parte del mandato. Intanto, la città aspetta ancora la terapia intensiva promessa da Eni ad inizio pandemia. 

Il tanto decantato lavoro nella progettualità non ha portato grandi frutti. Magari saranno altre amministrazioni destinate a raccoglierli più avanti, usufruendo del lavoro passato. Ma dovranno essere bravi, attenti e competenti, altrimenti rischiano di perderli. Come puntualmente è accaduto a questa amministrazione con i definanziamenti di alcuni progetti inclusi nel patto per il sud.

Stesso dicasi recentemente per alcuni progetti di Agenda urbana. Altri sono stati congelati mettendoli in salvaguardia. Questi schiaffi sono arrivati dai livelli superiori, in particolare da forze alleate del primo cittadino a Gela. Ma anche da forze dell’opposizione, di quel centrodestra con cui Greco non ha mai smesso di scontrarsi, litigare, un giorno sì, un giorno no, un giorno in aula, un giorno sui quotidiani, periodici e tv.

Anche agli altri “eletti” dai cittadini deve essere consentito di fare politica. Anche se questo si traduce in critiche non condivisibili sul tuo operato. Si deve reagire quando l’offesa è personale, non politica. Le critiche vanno incassate, per stimolarti a rispondere con i fatti. Non c’è migliore smentita. Non c’è migliore risposta.

Ed i cittadini lo vedono ed è ciò che apprezzano. Prendersi la scena sempre e comunque è deleterio. Non cederla anche agli altri, a volte, è un boomerang che ti si ritorce contro, specie quando poi fai appello all’unità per il bene della città. Con questo andazzo, diffidare dagli stessi alleati, pensare di doversi sottrarre dal fuoco amico, temere di avere i nemici in casa, è un passo breve. Il rapporto mai decollato davvero con il vice sindaco, Terenziano Di Stefano, lo ha fedelmente testimoniato.