Calcio serie D. Il Gela non può più giocare a porte chiuse

Calcio serie D. Il Gela non può più giocare a porte chiuse

Futuro del Gela legato al limite di sopportazione della famiglia Mendola e dalla capacità della squadra di superare la crisi latente in cui si è cacciata con le due sconfitte subite negli ultimi due turni, a Troina (1-0) e in casa contro la Nocerina (1-2).

Ma se in terra ennese il Gela qualche attenuante ha potuto accamparla (un rigore a favore negato dall’arbitro), domenica scorsa – ennesima gara casalinga senza pubblico – ha da rimproverarsi piuttosto delle colpe, la più grave delle quali l’inspiegabile deconcentrazione, dopo il vantaggio di Alma, che ha spianato la rimonta degli ospiti, pervenuti al pareggio dopo appena 3 minuti dalla prodezza del genietto biancazzurro, per poi chiudere con la rimonta a tempo quasi scaduto. Rabbia, sì, amarezza tanta, anche perché il Gela in campionato non aveva ancora perso una partita.

Zeman in questo difficile periodo sta facendo i conti, oltre che con l’assenza di pubblico al Presti, anche con l’indisponibilità di alcune pedine importanti. Il Gela, infatti, domenica scorsa ha giocato senza una punta di ruolo. Ha dovuto inventarsi Montalbano prima punta, con Alma e Ragosta esterni d’attacco; lo stesso Sowe non si può classificare prima punta. L’assenza per infortunio di Bonanno, per intenderci, si è fatta sentire.
Qualcosa da registrare anche in difesa. Lo stesso Sicignano, finora impeccabile, contro i campani ha mostrato qualche pecca, alla quale ha messo una pezza la duttilità di Brugaletta, impiegato per necessità come esterno difensivo, lui che quasi sempre ha giocato da centrale difensivo.

Ad attendere i gelesi domenica prossima (inizio ore 14,30), la Rotonda, squadra messa male in classifca (penultima) ma non per questo da prendere sotto gamba. Il Gela, insomma, da questo momento non può più permettersi cali di tensione e risultati negativi che potrebbero rivelarsi fatali per il regolare prosiego in campionato della squadra, per la quale i Mendola stanno spendendo senza ritorno nè economico (incassi zero, proventi pubblicitari idem), nè soddisfazioni sportive.

Da tenere d’occhio anche le intenzioni non più sottaciute di Zeman, che già due settimane fa (pareggio in casa contro la Palmese) aveva detto a chiare lettere che avrebbe potuto lasciare il timone della squadra biancazzurra se non si fosse risolto entro tempi brevi il problema deprimente, oltre che penalizzante dell’agibilità di curva e tribuna, questione penosa per una città di 75 mila abitanti