Terranova, tecnico del Gela: «Il campo ci dirà se merito la riconferma

Terranova, tecnico del Gela: «Il campo ci dirà se merito la riconferma

I 10 punti nelle ultime quattro partite hanno riportato entusiasmo in casa Gela, anche se è ancora tanto il rammarico per il pari contro la Palmese.

Nicola Terranova sembra aver trovato la quadratura del cerchio. Oggi inizia a vedersi il suo Gela, fatto di possesso palla e soprattutto “corsa in avanti”. Un dogma per l’allenatore biancazzurro. Cresciuto nel settore giovanile del Mazara, difensore, esordì in serie D a 16 anni. Sul più bello, però, la rottura del crociato pregiudica una carriera in rampa di lancio. Tanta Eccellenza e tanta serie D fino al suo grande amore: la panchina.

– Mister, ci racconti come è nato Nicola Terranova allenatore.
«Iniziai con la Juniores del Mazara con la quale, dopo tanti anni di risultati negativi, vincemmo il campionato provinciale di categoria. L’esperienza giovanile mi aprì le porte nella prima squadra. Un’annata favolosa, partiti con l’obiettivo minimo della permanenza nel campionato di Eccellenza, sfiorammo la serie D, piazzandoci al secondo posto dietro al Marsala e venendo eliminati in semifinale dei play off Nazionali dal Nardò, senza perdere e dopo due pareggi, 2-2 e 0-0. Nella stagione successiva fui esonerato lasciando la squadra al terzo posto. L’esonero per me rappresentò una vera e propria svolta professionale. Grazie a mio fratello Emanuele, attuale giocatore del Frosinone Calcio, e all’epoca dei fatti giocatore del Sassuolo in serie A, ebbi l’opportunità di instaurare un rapporto amichevole con Eusebio di Francesco, il quale per un periodo lungo di 4 mesi mi permise di assistere giornalmente alle sedute di allenamento della propria squadra. L’anno dopo ho vinto il campionato con la Folgore e ora eccoci qua».
– C’è un allenatore a cui si ispira?
«Non mi piace paragonarmi a nessuno, vengo dal basso e mi ispiro sicuramente a chi arriva dal basso e a chi si guadagna i consensi di tifosi e addetti ai lavori attraverso il lavoro e i successi».
– Suo fratello è capolista in B. Le pesa essere etichettato come “fratello di…”?
«Mio fratello è un orgoglio per me e la mia famiglia. Se dobbiamo dirla tutta è lui che è il fratello di… per rispetto d’età – scherza il tecnico – sono felice per lui».
– Gela la possibilità di una vita?
«Lo è. Una grande città, una tradizione alle spalle di tutto rispetto, una tifoseria di primo piano e una società giovane e ambiziosa. Alla fine tireremo le somme, ma è chiaro che cercherò di lavorare nella performance della squadra per entrare nei pensieri di direttore e società anche in prospettiva futura».
– Le hanno fatto male critiche e scetticismo?
«Non sono presente nei social, questo mi ha aiutato a sentire il meno possibile. Il segreto è pensare solo a lavorare dentro al campo, cercare sempre la soluzione senza pensare a chi sta fuori e vorrebbe stare dentro».
– Cosa c’è nel suo futuro?
«Il presente è Gela, professionalmente voglio pensare solo a fare bene con questi colori. Lavoro per un futuro qui e allo stesso tempo mi sto impegnando per l’ammissione al corso di allenatore professionista di 2° categoria a Coverciano».
– Merita la conferma?
«Non devo essere io a dirlo. I risultati saranno al vaglio di chi deciderà la futura guida tecnica del Gela, spero di esserci».