FAME E PETROLIO, dal settimanale "Tempo" del 1961

FAME E PETROLIO, dal settimanale "Tempo" del 1961

La gente di Gela negli stessi giorni di alcuni anni or sono che ad occidente della città era stato scoperto un muro delle gigantesche fortificazioni del tempo greco sotto le sabbie di capo Soprano, e che ad oriente dell’abitato era stato trovato il petrolio. 

Il muro greco portò turisti e studiosi. Il petrolio creò occasioni di lavoro per molta gente del luogo. Senonché, proprio quest’ultima realtà, doveva causare inizialmente uno scompenso economico. Il costo della vita aumentava per tutti: chi lavorava al petrolio o per il petrolio poteva affrontarlo serenamente; coloro che non partecipavano ai benefici del petrolio faticavano ad accettare i sacrifici imposti dalla ventata di graduale industrializzazione della zona.

Gela si trovava di fronte a situazioni maturate in altre parti d’Italia mezzo secolo fa. Nonostante le precedenti esperienza avessero dimostrato la rapida superabilità dei momenti di disagio, i gelesi erano ancora molto lontani, come tempi e come geografia, da quanto era avvenuto altrove in passato. Si fecero prendere dallo sgomento. 

Un’ombra di malumore serpeggiò tra le masse, precisandosi in un atteggiamento di sospettosa attesa nei confronti del petrolio. La situazione però si modificò rapidamente in senso positivo per tutti, anche per i meno provveduti.

A Gela le classi sociali si divino a piani, invece che a rioni, e le case si prolungano sulla strada. La famiglia media si compone di cinque membri (ci sono famiglie con 10 e più figli), ci sono più maschi che femmine, più giovani che vecchi: 1500 battesimi all’anno, e un incremento annuo di circa 24 individuo ogni mille. La scarsa emigrazione, i matrimoni precoci per assicurarsi soddisfazioni sessuali legittime e spose illibate.

Tutto concorre all’aumento rapido della popolazione. In genere le case di Gela sono case “terrene”, case che hanno cioè il solo pianterreno. Quando una casa ha due piani, il pianterreno viene dato in affitto ai meno abbienti, ed il proprietario va ad abitare al primo piano, come i signori. Nelle case terrene il contadino ospita mulo o asino in famiglia (se il mulo è stato sostituito da un micro motore, esso viene tenuto in casa). Case di un’unica camera, dove abita l’intera famiglia, per numerosa che sia. 

E’ evidente che, appena possibile, la vita si sposta all’aria aperta, fuori della casa, e davanti ad essa. Il bucato, i panni stesi, il cucito delle donne, il gioco degli innumerevoli bambini divengono così parte integrante del panorama delle strade della città.

Chi veda poi la città all’ora del tramonto, la coglierà in uno dei momenti più caratteristici. Lungo il corso c’è una fiumana di gente che cammina avanti e indietro, bloccando il traffico dei veicoli. La passeggiata della sera costituisce la realtà più apparente dello scambio sociale. Qui si formano le opinioni pubbliche per “sentito dire”. Qui si fanno gli affari, qui si abbonano i progetti e i programmi per l’indomani. Nella piazza, dove confluiscono in questa ora della giornata i rappresentanti di tutte le case della città, i gelesi parlano dell’Enie del petrolio, e si preparano al futuro che batte alle porte.

Quale sarà la Gela di domani? I lineamenti della città del petrolio si fanno sempre più precisi. Da un punto di vista urbanistico, la vecchia Gela non muterà sensibilmente di volto. Ma sorgerà un villaggio satellite capace di ospitare circa diecimila abitanti, ad occidente dell’attuale centro urbano. Verrà costruito un porto nuovo per l’attracco di super petroliere. A chi siu domanda da che parte verrà il lavoro per l’erigendo porto (del tipo di quello di cui dispone la zona industriale di Siracusa-Augusta), risponderemo che il solo funzionamento del complesso ENI gli assicurerà un movimento tale da renderlo economicamente conveniente. Sarà un porto-isola con fondali da 10 metri, a sinistra della foce del fiume Gela.

Verrà tracciata una nuova strada diretta tra Gela e Catania, lunga circa 100 km. Non è ancora deciso il definitivo percorso di questo necessario collegamento con Catania, centro commerciale, di studi e di servizi professionali. La nuova zona industriale destinata alla lavorazione del petrolio, progettata dall’Anica del gruppo Eni, sta crescendo a vista d’occhio. Non ci vuole molta fantasia per vederla compiuta. 

Già l’anno venturo una parte del grandioso complesso sarà funzionante. Lo si individuerà nel paesaggio da notevole distanza, per le due torri di oltre cento metri l’una della centrale termoelettrica. In fase di montaggio, la Gela industriale assorbe diverse centinaia di operai e tecnici settentrionali, oltre a più di duemila lavoratori edili e manovali del luogo.

Anche se quest’ultimo è un beneficio economico di carattere transitorio è fuori dubbio che non appena il complesso Eni sarà terminato, con la sua centrale termoelettrica, la raffineria, l’impianto petrolchimico per la lavorazione del grezzo estratto in loco e del metano che giungerà a Gela in condotta da Mazara del Vallo, troveranno in esso solido appoggio molte industrie e imprese minori. L’industria dell’acido solforico, che pure farà parte del complesso Eni, potrà concorrere a prezzi competitivi sul mercato internazionale.

L’insediamento dell’industria nella piana di Gela porterà nuove scuole di addestramento professionale. Entro certi limiti mescolerà continentali con isolani, e darà a tutti i locali una sterzata, spingendoli a inserirsi nel nuovo ciclo economico.

La progettazione della zona industriale di Gela era stata fatta specialmente per la lavorazione del grezzo ricavato sul luogo. Ma da allora sono intervenuti vari fatti nuovi. Anzitutto si sono  scoperti giacimenti nella zona centrale della Sicilia di un petrolio particolarmente puro e per così dire già raffinato dalla natura.

Lo si potrebbe quasi usare come benzina in una vettura. Un oleodotto lo porterà alle raffinerie di Gela. Inoltre il Mediterraneo del sud è solcato da navi che portano il grezzo persiano dell’Eniverso le raffinerie italiane, e presto ci sarà il grezzo africano. Così la raffineria di Gela è destinata a divenire il centro di raccolta e di lavorazione di buona parte del grezzo che fa capo all’Eni. I minori noli marittimi rendono certa la prospettiva, e il nuovo porto di Gela trarrà da questo intenso traffico, in arrivo e partenza, piena giustificazione economica. 

Federico Patellani