Ospedale, la deriva continua, politici locali zitti e buoni

Ospedale, la deriva continua, politici locali zitti e buoni

L’impoverimento dell’offerta sanitario-ospedaliero gelese si accumula giorno dopo giorno fino a sprofondare in una voragine drammatica ed abnorme.

I servizi che funzionano a dovere sono pochi. Soprattutto rari in termini di efficienza. Tutto il resto palesa un lento e continuo stillicidio, che dichiarazioni di facciata vorrebbero tenere nascosto in superficie. Ma dietro l’anonimato emerge ogni nefandezza. 

Sicché, con lacune che si associano ad altre lacune, il tracollo è garantito. Come quello che concerne l’ospedale cittadino. A raffigurare il baratro è quanto trapela comunque dall’interno, nonostante il divieto di dichiarazioni pubbliche. In quello che sullo carta è uno Spoke, viene svelato che si opera solo un giorno della settimana. Il che si traduce in una, due, al massimo tre operazioni a settimana.

Inutile nasconderlo dietro un dito, ciò significa che non siamo più di fronte manco ad un nosocomio a tutti gli effetti e che si è oramai prossimi alla tramutazione ambulatoriale del presidio, altro che Spoke. In campo civilistico equivale ad “un avviso di sfratto”. Il tutto nel mutismo dei politici locali che devono stare “zitti e buoni”. 

Invero, a fronte dei tanti disservizi che attanagliano l’ospedale, dagli scranni del civico consesso c’è chi ha segnalato il guasto di un ascensore e chi ne ha rimarcato il ripristino dopo un paio di giorni: preferiamo, come in fondo è giusto che sia, lasciare a chi sta leggendo – da cittadino utente ed elettore - ogni valutazione in merito.

«Nonostante un esposto – dichiara uno dei due coordinatori del comitato “Sos Vittorio Emanuele III”, Filippo Franzone (nel riquadro della foto)  – sottoscritto da tremila e cinquecento cittadini, una manifestazione svoltasi davanti l’ospedale e partecipata da centinaia di gelesi, pur con tutte le limitazioni e restrizioni covid, per un miglioramento dei servizi ospedalieri, dopo alcuni mesi registriamo lo stesso andazzo, con Regione ed Asp che continuano sulla strada di prima, cioè quella di depauperare il presidio ospedaliero gelese e renderlo sempre di più un ambulatorio. Un enorme scatolone vuoto.

Non possiamo tollerarlo – prosegue – e fare finta che non sia così. Anche la stessa terapia intensiva promessa da Eni è rimasta, fino ad oggi, lettera morta. Mentre al “Sant’Elia” di Caltanissetta con i fondi pubblici è stata costruita, collaudata ed è entrata in vigore da mesi, con il doppio dei posti letto rispetto a quelli programmati per Gela, al “Vittorio Emanuele III”, sebbene con soldi privati, il ritardo è a dir poco notevole e dello stato dell’arte di questo reparto, non se ne sa nulla. Così come dopo 10 anni non si sa ancora nulla dell’Utin e via discorrendo. Oramai tutti i reparti sono fortemente sguarniti e sottodimensionati. Con l’aggravante – conclude Franzone – del silenzio della politica locale, che non muove un dito, tanto da apparire complice dello smantellamento in atto a cui devono assistere i cittadini gelesi». 

Con la promulgazione, da parte dell’Assemblea regionale siciliana (Ars), della Legge regionale 5/2009, l’ospedale di Gela ha perso l’autonomia gestionale e finanziaria, passando da Azienda ospedaliera a Presidio ospedaliero sotto la gestione dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp CL 2). Da quel momento è stato un inesorabile massacro a cui ha inferto una decisa accelerazione l’attuale management aziendale. 

Lo dicono i fatti ed una ricognizione, fatta dai cittadini riuniti nei comitati, quando dovrebbe essere invece l’Asp periodicamente a farla, dandone puntuale comunicazione e pubblicazione a tutti, in nome della trasparenza amministrativa. Sulla carta a Gela dovrebbero esserci 17 Unità operative complesse (Uoc), 17 Unità operative semplici (Uos) e 5 Strutture dipartimentali. In realtà mancano posti letto e strutture, come ad esempio l’Utin, Malattie infettive, ecc. Altre risultano sottodimensionate. 

Ma già con quello che è previsto e non presente, l’ospedale di Gela è in ogni caso sottostimato, per essere la sesta città dell’isola, sito ad alto rischio ambientale, con incidenza delle patologie tumorali oltre la media. Per numero di Uoc, Gela è dodicesima. Tutti i capoluoghi di provincia hanno più Uoc di Gela, persino Enna con i suoi 27.000 abitanti, un terzo di Gela che ne fa ben oltre 71.000. Ma non basta, persino Caltagirone ed Acireale, che non sono capoluoghi di provincia, hanno più Uoc di Gela.

Per le assunzioni, l’Asp negli anni si è giustificata con scuse della serie “a Gela non vuole venire nessuno”, però l’ultimo concorso per 33 medici è stato espletato, localizzato solo per Gela, per la prima volta dal 2009, quindi la realtà è oltremodo diversa. I posti letto presenti sono 116, ne mancano 126 all’appello, così come mancano all’appello 8 Unità operative e più di 360 figure professionali. Innanzi a ciò dovremmo quasi arguire e gridare al miracolo per l’ospedale gelese ancora aperto e magari c’è pure qualcuno che aspetta di essere ringraziato.