Vertenza Gela caso nazionale? Giudice (Cgil) ci prova

Vertenza Gela caso nazionale? Giudice (Cgil) ci prova

Esplode la vertenza Gela. In realtà è già esplosa da tempo ma è rimasta confinata localmente.

La vertenza continua e stavolta cattura l'attenzione anche dei media nazionali attraverso un sit-in all'aeroporto di Catania ed una petizione online: "Gela chiama Stato. Gela vertenza italiana", indirizzata al presidente del consiglio Conte ed al capo dello Stato Mattarella.

Entrambe le iniziative sono state lanciate dalla Cigl nissena di cui è segretario generale il gelese Ignazio Giudice: «Abbiamo scelto l'aeroporto di Fontanarossa – ci svela Giudice – non a caso. L'aeroporto poteva e doveva essere realizzato a Gela, ma la classe politica ha dimostrato tutta la sua debolezza, tanto da non generare lo studio di fattibilità che invece poteva dimostrare come nell'ultimo decennio, nei comuni della fascia costiera che va da Licata fino a Ragusa, passando attraverso Gela, si emettevano ben cinquecentomila biglietti l'anno. Ed invece è sorto a Comiso».

«Oltre 1 miliardo di euro di fondi destinati a Gela ma bloccati. E' questa in soldoni – spiega meglio Ignazio Giudice (nella foto) – la vertenza Gela. In ballo ci sono 800 milioni euro per il progetto Argo-Cassiopea, 150 milioni per la questione portuale, 183 milioni per la rete ferroviaria Siracusa-Ragusa-Gela, 48 milioni per l'autostrada Siracusa-Gela, 33 milioni e mezzo sospesi nel Patto per il sud, 25 milioni per le aree industriali dismesse, quasi 10 milioni per i siti di interesse archeologico (museo archeologico ed altre aree archeologiche, nonché il primo stralcio del museo del mare o dei relitti delle navi greche).

Cifre che circolano puntualmente tra un tavolo istituzionale e l'altro, ma che non si traducono mai nelle opere o negli interventi a cui sono destinate. Senza considerare le strade provinciali ed intercomunali colabrodo, l'assistenza sanitaria ridotta ai minimi termini (se non ancora meno) e via discorrendo.

In città la sensazione diffusa è che la misura sia oramai colma. L'associazionismo ed il volontariato crescono, anzi, abbondano nei numeri a causa del vuoto politico. Nascono comitati spontanei contro il gestore dell'acqua; contro l'individuazione dell'Istituto delle Benedettine come location per ospitare provvisoriamente e con soldi "nostri" la triremi greca. Ma oggi, a differenza di ieri, puoi anche far sfilare 50 mila gelesi in corteo lungo il corso principale ed a nulla serve, se la notizia rimane comunque inchiodata a livello locale.

Ciò costringe il sindacato a cambiare rotta, a sfruttare il web ed alzare il livello della protesta, sdoganandolo da "ponte olivo", come si suol dire dalle nostre parti: «con due semplici iniziative – prosegue il segretario della Cigil nissena – abbiamo dimostrato come, pur non avendo potere deliberativo e neppure legislativo, è possibile inserire in sole 12 ore, la vertenza Gela nel dibattito regionale e nazionale.

Ho sempre pensato che il sindacato debba cambiare metodo e passo. Tento di farlo da anni e con convinzione. Il tema non è quanti comitati nascono ma quanti resistono e si vogliono occupare veramente del bene comune. Sulla vicenda acqua, ad esempio, ho fatto denunce importanti. Ho avuto scontri con Crocetta quando era intoccabile. Insomma, quando sarà il mio turno, vorrei morire da persona libera che nel frattempo vive ed agisce. Ecco perché – conclude il sindacalista cigiellino - la vertenza Gela continua e siamo solo all'inizio, altre iniziative sono in programma».