C’è la firma per sbloccare Argo-Cassiopea Eni e Mise i veri padroni del territorio

C’è la firma per sbloccare Argo-Cassiopea Eni e Mise i veri padroni del territorio

I sindacati erano quasi sul punto di salire sul pullman per Roma quando dalla capitale è arrivata la notizia tanto agognata.

Niente più mobilitazione innanzi al ministero dell’Ambiente perché il sì alla proroga Via per il progetto Argo-Cassiopea è ufficiale.
Invero, ministero ed Eni sono andati ben oltre, sottoscrivendo un nuovo protocollo in cui il progetto Argo-Cassiopea fa da premessa e che stabilisce nuovi “impegni”, racchiusi in due articoli (nell’art. 1 gli impegni di Eni; nell’art.2 l’impegno del ministero dell’Ambiente), con un canonico terzo articolo di chiusura e rinvio alla pubblicazione.

Una notizia, pertanto, destinata a spiazzare chi, abituato a fungere da interlocutore, nella circostanza ha dovuto invece a vestire i panni dello spettatore. Al tavolo romano di martedì 10 dicembre, infatti, erano solo in due: il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Sottoscritto un protocollo di intesa tra le parti, riguardanti il sito industriale di Gela. Solo due le parti in causa, solo 2 le firme apposte sul documento.

E mentre esultano gli esponenti dei due partiti di governo nazionale, M5s e Pd, nel pomeriggio dell’indomani, mercoledì 11 dicembre, nella stanza del sindaco di Gela, Lucio Greco, si riunisce il “tavolo degli esclusi”. Con il primo cittadino, oltre a rappresentare la giunta, la presidenza del consiglio ed i capigruppo, ci sono anche i rappresentanti delle 4 sigle sindacali, quelli datoriali dell’indotto e Sicindustria, lieti nell’apprendere la notizia sulla proroga via, ma altrettanto lesti a ricordare che si è solo all’inizio e tanto altro c’è ancora da fare nella “vertenza Gela”.

Lo si ricorderà in un documento che il consiglio comunale monotematico di lunedì prossimo consegnerà al ministro per il sud, Giuseppe Provenzano, che dovrebbe essere in città per quel giorno. In caso di sua assenza, gli sarà consegnato per interposta persona (qualcuno del Pd se ne farà carico). Intanto, il segretario politico di “Sviluppo democratico”, già assessore allo sviluppo economico e vicesindaco nell’amministrazione Messinese, Simone Siciliano, non esita affatto nell’esprimere tutta la propria contrarietà in una vicenda che vede il destino della città, trattato come se fosse un affare solo tra San Donato Milanese e Roma.

E’ ufficiale, il progetto Argo-Cassiopea ha ottenuto l’autorizzazione ministeriale della proroga Via, ma non solo. Il ministro dell’Ambiente Costa e l’ad di Eni Claudio Descalzi hanno sottoscritto un nuovo protocollo d’intesa su Gela, di cui riporteremo fedelmente il contenuto a beneficio del lettore, affinché possa avvicinarsi il più possibile ad un quadro sinottico della vicenda.

Il protocollo “carbon zero” di Gela del 10/12/2019, sottoscritto da Eni e ministero dell’Ambiente, vincola le uniche 2 parti in causa, ad alcuni impegni racchiusi nei primi due articoli. Il terzo articolo chiude l’accordo e rinvia alla pubblicazione del documento. Ai sensi dell’art.1, comma 1, del protocollo, Eni si impegna a realizzare un programma di attività di decarbonizzazione, mitigazione ambientale, riqualificazione, valorizzazione e restituzione agli usi civili delle aree del sito multisocietario di Gela, non più interessate da attività produttive legate al ciclo convenzionale di raffinazione.

In particolare Eni si impegna a rinunciare definitivamente ad assetti di produzione e lavorazione di oli minerali, procedendo entro dieci anni alla dismissione di tutti gli impianti e tutte le strutture che non siano utilizzati nel processo produttivo di biocarburanti (il nuovo processo produttivo della green refinery – ndr).
Più precisamente, ai sensi dell’art.1 comma 2, il programma si articolerà nei seguenti punti:

a) Demolizione per riqualifica di tutte le aree in disuso del sito industriale. In una prima fase (entro il 2022) saranno demoliti in alcuni casi interi impianti, in altri le strutture che erano ancora rimaste, non più funzionali alle attività per la produzione di biocarburanti, coinvolgendo nel totale un’area di 20,2 ettari. Nel dettaglio, gli impianti che Eni si impegna a dismettere nei prossimi tre anni sono: Topping 2 (colonne ed altre strutture); Fraz Btx (colonne ed altre strutture); Alchiliazione (colonna e rilevatore annesso); Frazionamento Aria; Taz.; Tas (impianto pilota Eni ricerche, Silos); Centrale termoelettrica (Caldaie G100, G200 e G300); Snox (camino); Torcia D-D1 (intera struttura); Coking 1 (Struttura trivella); Coking 2 (Struttura trivella); Texaco Lavaggio Gas (intero impianto); Acido Solforico (intero impianto); Sea Line (porzione di collegamento pontile/diga foranea); Linee (5, già fuori servizio) Pontile/Politiletto; Motorfuel (intero impianto) e Btx (intero impianto). Tempi di realizzazione: 2020-2022;

b) Decarbonizzazione sito industriale di Gela. Un progetto che si basa sull’applicazione di tecnologie innovative di proprietà Eni, con l’obiettivo di realizzare un processo integrato di cattura e riutilizzo dell’anidride carbonica, che sarà convertita in materiale cementizio e bio-olio, conseguendo una notevole riduzione delle emissioni di Ghg dirette, nonché di promuovere un modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Ad una prima fase di sperimentazione delle tecnologie innovative individuate che interesserà 2 ettari, seguirà una seconda fase di sviluppo industriale che si estenderà ai restanti 20 ettari. Tempi di realizzazione: 2020-2022;

c) Rimozione rottami nei fondali attorno il pontile. Eni conferma il suo impegno a rimuovere rottami (tubazioni metalliche di vario diametro, carpenterie metalliche) e manufatti (copertoni, parti di rete da pesca, ecc.) presenti sul fondale lungo il pontile e non sepolti sotto la coltre sedimentaria, per una fascia di 500 metri per lato. Tempi di realizzazione: 2020-2021;

d) Recupero canale per la raccolta acque di raffreddamento. Tale canale che confluiva nel fiume Gela a monte dello stabilimento, è stato chiuso dopo la fermata degli impianti. Nell’assetto attuale, infatti, le acque di raffreddamento confluiscono unicamente in una vasca di “equalizzazione”, in grado di intercettare e depurare le acque da eventuali sostanze inquinante per poi scaricarle, se rispondenti ai limiti tabellari previsti dalla normativa di settore e dall’Aia, direttamente nel mare antistante lo stabilimento. Eni ha in corso uno studio per individuare le modalità migliori per il recupero del canale - anche attraverso piantumazione - e il suo successivo utilizzo. Tempi di realizzazione: entro il 2021;

e) Realizzazione opere a verde finalizzate al recupero di Co2. Eni si impegna a realizzare una serie di interventi finalizzati alla piantumazione di specifiche specie arboree, atte a garantire la mitigazione del contributo di Co2 della produzione di biocarburanti. Tempi di realizzazione: entro il 2023;

f) Adeguamento autorizzazioni. Eni si obbliga ad intraprendere entro 90 giorni dalla sottoscrizione del protocollo, le azioni necessarie per adeguare le proprie autorizzazioni in conformità agli impegni assunti nel protocollo stesso.

Ai sensi dell’art.2 del protocollo, dal canto suo, il ministero attraverso i propri uffici garantirà la massima accelerazione nelle procedure di propria competenza, per consentire la realizzazione degli interventi di cui all’art.1, nei tempi previsti.

Va da sé che, come disposto in premessa al protocollo, alla raffineria green, Eni affiancherà lo sviluppo dei giacimenti a gas di Argo e Cassiopea, che nell’ambito del settore della ricerca e produzione di idrocarburi, rappresenta il primo esempio di progetto in grado di raggiungere la “carbon neutrality”, grazie al contributo di energia prodotta da impianti fotovoltaici, senza alcun impatto visivo, con l’utilizzo di suolo già industrializzato e riqualificato all’interno del perimetro di raffineria e nessuno scarico a mare di acque o altri reflui.

A margine della sottoscrizione del protocollo, l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha così commentato: «si tratta di un programma all’avanguardia, orientato allo sviluppo industriale sostenibile del sito, ai principi dell’economia circolare e all’utilizzo delle tecnologie più avanzate. Questo accordo segue e completa l’avvenuta riconversione della raffineria di Gela in bioraffineria, tramite la quale Eni ha avviato, in un’ottica di economia circolare, un processo di trasformazione industriale del sito in grado di produrre biocarburanti da biomasse e da prodotti di riciclo».

Gongola l’ambientalista e senatore del Movimento 5 stelle, Pietro Lorefice: «raggiunto un importante risultato per tutti i cittadini di Gela, per l’ambiente e per i lavoratori. Non abbiamo mai perso di vista le necessità del territorio e abbiamo cercato di finalizzare un protocollo che tenesse in considerazione le esigenze del territorio e quindi la salute dei cittadini e l’ambiente, oltre che i livelli occupazionali nelle aree del sito. Si tratta del primo esempio di progetto in grado di raggiunge la carbon neutrality. Certo, è solo un primo passo e l’attenzione resta alta, tuttavia c’è molta soddisfazione».

Pur con un pizzico di moderatezza, un certo entusiasmo palesa anche nelle parole del deputato regionale e del segretario locale del Pd, rispettivamente Giuseppe Arancio e Peppe Di Cristina: «sono state accolte molte nostre richieste – affermano Arancio e Di Cristina – a cominciare dalla pulizia delle aree dismesse e dalla riqualificazione del sito.

Ringraziamo il governo nazionale, il ministro dell’Ambiente Costa ed in particolare il ministro per il Sud Provenzano, con il quale in queste settimane siamo stati costantemente in contatto ed al quale va riconosciuto un impegno importante, da parte sua e di tutto il Partito Democratico, per raggiungere questo risultato, che avvia una nuova stagione per la nostra Città. Insomma mentre il governo regionale guidato da Musumeci prova a scippare a Gela i fondi del Patto per il Sud, noi lavoriamo con atti concreti per la rinascita del nostro territorio».

Ma se i rappresentanti dei due partiti di governo nazionale non nascondono tutta la loro soddisfazione, per gli altri, dai governi regionale e locale, ai rappresentanti di categoria e datoriali, tutti esclusi dal tavolo dell’intesa, non è rimasto altro che incassare la notizia, comunque positiva per il territorio, riducendosi a fare – come si suol dire in questi casi – buon viso a cattivo gioco.

Eccoli allora, seduti attorno un altro tavolo, quello della stanza del sindaco di Gela, Lucio Greco, in un’apposita conferenza stampa indetta a metà settimana: «non un punto d’arrivo, ma di partenza, una notizia importante – si legge nella nota inviata ai media - ma che ancora non fa esultare in toto una città in ginocchio in termini di sviluppo e di crescita occupazionale e dove le battaglie tese a garantire la crescita del territorio sono ancora ai primi passi. La vertenza Gela sarà al centro dell’impegno di tutti e non arretreremo neanche di un passo affinché la nostra città, il nostro territorio abbia ciò che merita».

E’ quanto dichiarano congiuntamente il sindaco Lucio Greco, la giunta, il presidente del Consiglio comunale Totò Sammito, il reggente provinciale di Sicindustria, Gianfranco Caccamo, i rappresentanti dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl metalmeccanici, Ignazio Giudice, Franco Emiliani, Maurizio Castania e Francesco Cacici, imprenditori, capigruppo consiliari e quanti hanno presenziato alla sopra citata conferenza stampa.

Ed invero, per completare l‘iter per l’approvazione del progetto “Argo Cassiopea” mancherebbe ancora un ultimo tassello, cioè la firma del ministro ai Beni culturali del Pd, Dario Franceschini: «dovrebbe – conclude la nota – essere una formalità ma vigileremo attentamente affinché non si perda altro tempo». Insomma, che la vertenza Gela sia tutt’altro che risolta, lo hanno rimarcato tutti i presenti alla conferenza stampa.

Per quanto riguarda la politica regionale, interviene anche il deputato regionale forzista espresso dal collegio di Caltanissetta, Michele Mancuso: «quando – osserva Mancuso – si oltrepassano i colori di partito, lavorando nell'esclusivo interesse del territorio, i risultati arrivano sempre, come in questo caso. Adesso si metta in circolo un meccanismo virtuoso che faccia di Gela il fiore all'occhiello dell'industria locale, garantendo un indotto che sia sinonimo di occupazione e basso impatto ambientale».

Infine, abbiamo lasciato per ultima, ma non per importanza, anzi, la voce più critica, l’immancabile “voce fuori dal coro”, che ha un nome e cognome: Simone Siciliano. L’assessore allo sviluppo economico nonché vicesindaco nella amministrazione Messinese ed attuale segretario politico del movimento Sviluppo democratico, solleva non poche perplessità rispetto alla firma di «un altro protocollo d'intesa senza che lo stesso venisse concertato dal territorio, dalle massime rappresentanze politiche che si ritroveranno a governare dei processi, decisi da altri, senza esserne stati coinvolti.

Che ruolo ha avuto la Regione, che si troverà a governare con la sua farraginosa macchina burocratica gli eventuali processi autorizzativi? Che ruolo ha avuto il Tavolo per la verifica del Protocollo d'intesa, di cui il ministro dello Sviluppo Economico e delle Politiche Sociali è responsabile assieme a Regione Siciliana e Comune di Gela? Che ruolo ha avuto la Prefettura di Caltanissetta, che viene chiamata in ballo solo quando i protocolli non producono quanto sperato? Che ruolo ha avuto il Gruppo di Coordinamento e Controllo, con 5 ministeri coinvolti per la governance dei processi di rilancio dell'area di Crisi?

Ma soprattutto che ruolo hanno avuto gli attori del Tavolo permanente delle Bonifiche, costituito con due dipartimenti del Ministero per la tutela Ambientale, l'istituto superiore della Sanità, il Comune di Gela, la Regione Siciliana, la provincia di Caltanissetta e due comitati tecnico scientifici come Ispra e Arpa, oltre all'Inail e all'Asp? Dico soprattutto – precisa Siciliano – perché nell'ultima conferenza dei servizi tenutasi a Roma, i componenti del tavolo avevano deliberato che Eniultimasse le operazioni di bonifica dell'intera area della raffineria di Gela, suoli e falde incluse entro il 2021».