Chi l'ha detto che praticare il pugilato faccia male alla salute? Lo scorso 26 aprile, mentre in Vaticano si celebravano i funerali di papa Francesco, sempre a Roma Nino Benvenuti festeggiava il suo 87° compleanno.
Un traguardo non indifferente per un uomo che fra i dilettanti e i professionisti è salito sul ring più di 200 volte. Un campione che, portandosi dietro il dramma della sua terra, l'amata Istria, le cui popolazioni dovettero abbandonare dopo la Seconda guerra mondiale, in quello che è ricordato come l'esodo giuliano-dalmata.
Una tragedia italiana che interessò 350.000 italiani, comunque i più fortunati, visto che altre decine di migliaia di quelle persone inermi vennero trucidate e infoibate dagli aguzzini rossi di Tito. Benvenuti avrebbe poi riscattato la sua gente divenendo uno dei più grandi campioni di boxe di tutti i tempi.
Un atleta che dopo avere conquistato l'oro olimpico a Roma, da professionista divenne campione italiano, campione d'Europa, campione del mondo dei medi junior, sconfiggendo due volte Mazzinghi, e poi Emile Griffith a cui strappò la corona dei pesi medi il 17 aprile del 1967 al Madison Square Garden di New York, in una notte magica dove ben 18 milioni di italiani non dormirono per ascoltare la radiocronaca dell'incontro commentata da Paolo Valenti.
Benvenuti quella sera riscattò non solo la sua terra natìa ma tutta l'Italia, che prese ad amare incondizionatamente quel giovane triestino, biondo, con i capelli a spazzola, bello come un attore – così scrivevano gli americani – ma dal gancio micidiale e infallibile. Ed è grazie alla boxe, da sempre la mia passione parallela al cinema, che nel 1992 ho potuto conoscere pure io Nino Benvenuti, che era stato per me l' idolo della prima fanciullezza.
Con Benvenuti siamo poi divenuti “amici per la pelle”. Nel 2019 addirittura abbiamo fatto una esibizione sul ring del PalaSantoro di Roma. E incrociare i guantoni con il “Nino nazionale” è stata per me una gioia immensa. Quasi che quel giorno l'avessi vinta pure io una medaglia olimpica. A Benvenuti ho pure dedicato un volumetto dal titolo “Nino Benvenuti, un campione per amico” (Maurizio Vetri Editore) che sta ora per diventare un film.
Amato dal pubblico sportivo anche per la sua signorilità ed eleganza, Benvenuti aleggia oggi nell'Olimpo della boxe fra gli immortali dello sport. Fra i suoi meriti quello di avere portato la “Noble Art” nelle scuole e fatto amare ai giovanissimi una disciplina, certo severa, ma capace di fare emergere in ogni ragazzo i valori del sacrificio, del rispetto per l'avversario, della lealtà sportiva.