Rubrica di Gianni Virgadaula/ Il cinema e la Grande Guerra

Rubrica di Gianni Virgadaula/ Il cinema e la Grande Guerra

In questo anno che ha fatto memoria del Milite Ignoto a 100 anni esatti (4 novembre 1921) della tumulazione della sua salma a Roma presso l'Altare della Patria, si può trarre spunto per ricordare come il cinema abbia raccontato la Grande Guerra.

Sono molte le pellicole che si sono occupate dell'immane conflitto che registrò 16 milioni di caduti sui vari fronti, e vide coinvolti gli imperi centrali di Germania e Austria-Ungarico contro gli alleati dell' Intesa, Francia, Inghilterra, Italia e Stati Uniti. Ma fra le tante opere filmiche realizzate durante e dopo il conflitto, alcune meritano una citazione particolare perché rimaste nella storia della cinematografia mondiale.

Ad esempio lo splendido film di Stanley Kubrik Orizzonte di gloria, girato nel 1957, o ancora All' Ovest niente di nuovo, film del 1930, tratto dal romanzo di Erich Maria Remarque Niente di nuovo sul fronte occidentale, prodotto dalla Universal Pictures e diretto da Lewis Millenstone. E sempre dello stesso anno è Westfront di Georg Wilhelm Pabst. Tutte e tre queste pellicole hanno raccontato la crudeltà e l' insensatezza della guerra e sono state bandiere dell' antimilitarismo.

Andando invece proprio agli anni del conflitto, c'è da dire che tutte le nazioni belligeranti influenzarono il cinema e sostennero le produzioni per girare pellicole propagandistiche al fine di demonizzare il nemico. Fra questi film possiamo certamente includere Cuori dal mondo, realizzato nel 1916 e diretto da David Work Griffith. Fra gli interpreti Erich von Stroheim.

Non sono poi mancate pellicole come Charlot soldato diretto da Charlie Chaplin nel 1917 e uscito nelle sale nel 1918 sul finire del conflitto, che hanno saputo raccontare gli orrori della guerra con i toni della commedia, senza peraltro svilire la drammaticità di uno dei periodi più dolorosi dell'Umanità. Del 1919 è invece il film francese J'accuse diretto da Abel Gange, certamente una delle pellicole più inquietanti girate sullo scontro armato, dove i soldati defunti escono dalle loro tombe e tornano nel mondo dei vivi per raccontare gli orrori della guerra. Ma altri film significativi furono La grande parata (1925) di King Vidor e Ali (1928) di William Wellman, dove recitava la celebre diva del muto  Clara Bow, e muoveva i primi passi del cinema un giovane e bellissimo Gary Cooper. 

E l'Italia? Anche nel nostro Paese sono stati girati film importanti sulla guerra 1915-1918. Da ricordare sicuramente Uomini contro diretto nel 1970 da Francesco Rosi, e interpretato da Gian Maria Volontè. Il film, liberamente ispirato al romanzo Emilio Lussu, ha una impronta chiaramente pacifista e antiautoritaria, e mette in luce la follia della guerra, descrivendo impietosamente l'impreparazione, l'arroganza e i gravi errori strategici commessi da molti comandanti dello Stato Maggiore, soprattutto in occasione della disfatta di Caporetto.

All'uscita l'opera venne boicottata e bollata come lesiva dell'immagine dell'esercito italiano. Ma non c'è dubbio che il film più popolare e più riuscito girato in Italia è La Grande guerra (Leone d'oro a Venezia), diretto nel 1959 da Mario Monicelli, con tre straordinari interpreti come Vittorio Gassman, Alberto Sordi (nella foto con Silvana Mangano).

Il primo Giovanni Busacca, milanese, il secondo Oreste Jacovacci, romano, vengono raccontati dal regista come due furboni che si arrabbatono e speculano sulle spalle dei commilitoni, riuscendo sempre ad evitare la prima linea. Alla fine però, ritrovatisi in un avamposto austriaco causa una rapida avanzata del nemico, vengono catturati ed esortati a collaborare, ma preferiranno la fucilazione al tradimento, riscattando così quella indole negligente e vigliacca che aveva contraddistinto la loro esistenza.

Forse però, fra tutti i film qui citati il più interessante e suggestivo è La grande illusione, girato da Rene Clair nel 1937: una pellicola  dove l'amicizia, la lealtà, la cavalleria fra ufficiali di diverse nazioni, ci regalano una dimensione di solidarietà umana sovente estranea alla guerra. Così l'opera di Renè Clair, alla sua uscita nelle sale, venne interpretata come un messaggio di fratellanza e speranza, che però ahimè è stato sempre disatteso, e che vede i popoli perennemente in conflitto oggi come ieri, cento anni fa come duemila anni fa. Un'infinita striscia di sangue che ha avuto inizio con Caino e Abele.

Tornando invece al Milite ignoto, da cui siamo partiti, doveroso citare il docu-film prodotto e trasmesso dalla Rai dal titolo La scelta di Maria, diretto da Francesco Miccichè. Il film girato ad Aquilea ripercorre la storia di Maria Bergamas, "madre d'Italia" che venne scelta come simbolo di tutte le donne che avevano perduto un proprio caro sul fronte.

La donna, posta davanti a undici bare contenenti 11 salme nella Basilica di Aquileia, scelse la seconda poggiandole sopra il suo velo di lutto, e i resti lì contenuti  furono posti con tutti gli onori su un treno e avviati a Roma, dov'è tutt'oggi sono custoditi nell'imponente mausoleo che è l'Altare della Patria.